I posti a sedere nei cinema ticinesi sono ormai solo 4'008, ma bastano perché sono sempre meno gli spettatori in sala: 19 a proiezione
LUGANO - Dove vai? Al cinema. A vedere cosa? Quo vadis? E che vuol dire? Dove vai? Al cinema. Ecco, il più famoso dei dialoghi ad anello potrebbe drammaticamente interrompersi già dopo la prima domanda. Perché? Semplice, perché i ticinesi al cinema non ci vanno più. Nel 2016 ogni ticinese, in media, è andato a vedere un film sul grande schermo solo 0,92 volte. Una vera e propria disaffezione che spicca di fronte al dato nazionale: uno svizzero va al cinema poco più di una volta e mezzo all’anno. Le sale affollate, poi, sono un ricordo: in media una proiezione ha 19,5 spettatori.
Solo 4’008 posti a sedere - Insomma, un dramma i cinema ticinesi che sono venuti giù come birilli. Oggi l’Ufficio federale di statistica ne conta 12 con 22 schermi, per eccesso. Alcuni di questi, infatti, non riescono a vantare una programmazione commerciale in senso stretto ma vivono, per fortuna, dell’amore dei volontari e di aiuti statali. Altri chiuderanno presto, come il Rialto di Muralto. I posti a sedere in tutto il cantone sono 4’008, pochi in confronto ai 6'577 del 2000. Per non parlare delle oltre 14mila seggiole degli anni 60. Ma poi la tv è arrivata in tutte le case e per il cinema ticinese e mondiale è stata una sequela di brutte notizie.
Il caso Bond - Ma, quando i ticinesi vanno al cinema cosa guardano? Attraverso i dati di ProCinema abbiamo eleborato la classifica dei 25 film più visti in Ticino dal 1996 a oggi. Un esercizio che ha rivelato più di qualche sorpresa. Un esempio? James Bond è adorato in Svizzera, occupa 8 posti della top 25 nazionale. E in Ticino? Non se lo fila quasi nessuno: il migliore, Goldeneye con 20’560 ingressi, occupa la 45esima posizione. E fortuna che una scena è stata girata in Verzasca.
Concorrenza e clima - «Meno di un ingresso pro capite è un dato veramente basso», commenta Marco Cucco, professore di Economia del cinema all’Usi di Lugano. «Non è semplice spiegarlo, i fattori che determinano il consumo di cinema sono moltissimi: per esempio bisogna anche tenere in conto anche il clima o la concorrenza dei grandi eventi sportivi».
I romandi ci vanno di più - Alcune certezze, però, ci sono. La Svizzera italiana, infatti, è sempre stata un po’ svogliata di fronte al grande schermo: «Non è una novità che in Ticino si vada meno al cinema rispetto alle altre regioni. Per esempio la Romandia subisce una forte influenza dalla Francia, uno dei paesi dove si va più al cinema in Europa». E i dati lo mostrano nettamente: è proprio la svizzera francese ad alzare la media con 2,5 film all’anno pro capite.
La programmazione - Il suo peso, poi, ce l’ha anche il cartellone: «Nonostante alcune realtà pregevoli, in generale direi che l’offerta non è molto diversificata», commenta Cucco. Una standardizzazione determinata dal sempre minor numero di sale. Senza dimenticare che l’acquisto del primo cinema cantonale da parte di una catena nazionale, potrebbe aver appiattito un po’ la programmazione
Nuove generazioni - C’è da valutare, in più, il fattore generazionale: «Negli ultimi anni si è puntato moltissimo sui giovanissimi, pensiamo a tutti i blockbuster coi supereroi». Così come i film d’animazione che portano in sala quasi tre volte più persone rispetto agli altri film. «Certo, bisogna anche ricordare che i bambini non vanno al cinema da soli, così i film a loro dedicati portano in sala anche chi non ci vorrebbe andare».
Nativi digitali - Puntare sui più piccoli, però, col tempo ha mostrato l’altro lato della medaglia. «Questa importante fetta di pubblico è la stessa che ha maggior dimestichezza con le tecnologie digitali e che quindi è in grado di accedere ai film, legalmente o illegalmente, anche tramite altre piattaforme». Chiaro, di fronte a Netflix e compagnia le sale cinematografiche possono dirsi fortunate: «Queste nuove forme di fruizione non hanno ucciso la sala, ma hanno ucciso il noleggio e la vendita».
Il peggio è passato - E per i prossimi anni, dobbiamo attenderci una nuova moria di cinema? «Non credo. Abbiamo superato i difficili anni della digitalizzazione delle sale, che è stata molto onerosa. Chi ha superato questo ostacolo adesso sopravviverà», afferma Marco Cucco.
I 20 film più visti in Ticino dal 1996 a oggi