Il Comitato contro la Legge federale sull’energia ha presentato i motivi per cui il 21 maggio i cittadini svizzeri non devono «farsi fregare»
LUGANO - Il 21 maggio i cittadini svizzeri si esprimeranno su un solo oggetto in votazione a livello federale: decideranno se approvare o meno la “Strategia energetica 2050”. Consiglio federale e Parlamento raccomandano di accettare la nuova Legge federale sull’energia (LEne), mentre diverse associazioni economiche (ma non solo) ed esponenti dei partiti borghesi parlano di «fregatura».
Il comitato ticinese contro la Legge sull’energia ha indetto una conferenza stampa per esporre la propria posizione e le motivazioni contro la Legge.
«Decisione di pancia del Governo» - Il primo a prendere la parola è stato il presidente dell’UDC ticinese Piero Marchesi che ha parlato di «decisione di pancia», in quanto la legge è stata lanciata subito dopo il disastro di Fukushima. Marchesi ha poi aggiunto che «sostituire il nucleare con le energie rinnovabili è utopia, così come è utopico ridurre l’energia consumata del 43% in 30 anni».
«Con la Strategia energetica 2050 ci sarebbero più imposizioni e divieti, tutte misure che vanno contro uno Stato liberale. In totale costerebbe almeno 200 miliardi, che ricadrebbero sui cittadini e sulle imprese», ha poi concluso il presidente dell’UDC cantonale.
«Una pala ogni 7 km2» - Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli interventi di tre membri del comitato referendario, che non fanno parte del mondo politico. Il professore Giovanni Barone Adesi ha sollevato tre punti critici della nuova Legge, in particolare legati ai maggiori costi e divieti nei confronti dei consumatori.
Carlo Righetti, presidente di Swiss Oil Ticino, ha portato la sua esperienza di produttore presentando alcune cifre e concludendo con una riflessione: «Passare dall’energia fossile all’energia idroelettrica, in un’era in cui c’è sempre meno acqua, rischia di essere un autogol. Per quanto riguarda l’eolico, per compensare, ci vorrebbero 6’200 pale eoliche, un impianto ogni 7 km2».
È intervenuto anche Massimo Suter, direttore di GastroTicino, secondo il quale «le piccole e medie imprese verrebbero penalizzate troppo e ci sarebbe un impatto negativo sui costi, e quindi sui loro margini di guadagno. Idem per le famiglie che avranno meno soldi da spendere, anche nei nostri ristoranti».
«Almeno 17 motivi per dire NO» - Oltre all’UDC, anche la Lega dei Ticinesi è fermamente convinta che la nuova legge sia sbagliata «per almeno 17 motivi». A nome del partito è intervenuto il consigliere nazionale Lorenzo Quadri, che non ha elencato tutti questi motivi - legati per la maggior parte ai maggiori costi, ai divieti, e alla perdita di posti di lavoro -, ma ha evidenziato come la nuova strategia energetica non offra nessun beneficio tangibile, visto che «il 43% della Svizzera rispetto al consumo mondiale sarebbe irrisorio».
«Populismo di sinistra» - Quadri ha poi parlato di «populismo di sinistra politicamente corretto, simile a “Via Sicura”» riferendosi al discorso fatto da alcuni partiti sulle centrali nucleari. «Nel mondo ci sono 446 centrali nucleari attive, 60 in costruzione e 125 già progettate, quindi non è una tecnologia in fase di smantellamento».
Il consigliere nazionale ha infine concluso, in modo provocatorio, facendo un parallelismo con i rustici ticinesi: «Da una parte si proibisce al proprietario di un rustico di mettere un tavolino in sasso per non deturpare il paesaggio, dall’altro si vogliono costruire dighe e pale eoliche ovunque, per giunta in un paese come la Svizzera che è famoso per essere ventoso quanto l’Olanda...».