Nel 2016 il calo del giro di affari ha sfiorato il 3%: «Ma il 40% di quello che incassiamo continuiamo a reinvestirlo qui. È la nostra missione»
SANT'ANTONINO - Ai segni meno non ci si abitua mai: specie se si è Migros Ticino e si ha per missione «la fornitura di beni e servizi di qualità e convenienza e la diffusione della cultura sul territorio», ribadiscono con le medesime parole tanto il presidente Monica Duca Widmer e il direttore Lorenzo Emma. Ma ormai è sempre più difficile, ammettono presentando i conti del 2016. Che si è chiuso con una flessione del 2,9% della cifra d'affari, arrivando a 476,8 milioni di franchi.
Un franco di utile ogni 100 di incasso: «Siamo soddisfatti» - Numeri che l'azienda si affretta comunque a definire «soddisfacenti», in un contesto dove sarebbe potuta andare senza tema di smentita pure peggio. Invece «abbiamo realizzato utili per 4,4 milioni di franchi, che vuol dire un franco ogni 100 di incasso», precisa Emma. Consapevole che, dinnanzi ai 4,9 milioni del 2015, significa una perdita del 10%; ma «siamo in linea con gli obiettivi di redditività che ci siamo prefissati. L'autofinanziamento della cooperativa è garantito, sfioriamo i 60 milioni di fondi propri e su ogni franco incassato 40 centesimi ritornano nell'economia ticinese, sotto forma di acquisti da produttori locali, servizi erogati, salari».
Qualche posto di lavoro perso - Proprio qui ecco profilarsi un'altra nota negativa, almeno in parte. «Nel 2016 non siamo riusciti a evitare una lieve diminuzione dei posti di lavoro, che però è stata realizzata senza licenziamenti». Insomma, il momento non è felice e le prospettive per il futuro sono ancora cupe. Complici «una propensione al consumo sotto la media», nonostante l'incremento della popolazione che offre un 6% in più di clienti potenziali, e «l'inaugurazione di nuovi superfici di vendita, +12% in cinque anni, percentuale superiore all'aumento dei ticinesi».
Shopping: 1 franco su 4 va all'estero o online - Poi c'è «l'apprezzamento del franco e la digitalizzazione del commercio», che nella lista di Emma vengono per ultimi ma dovrebbero essere i primi. Perché si portano via, a conti fatti, un 25% degli acquisti: «Un 15% si deve al turismo degli acquisti, che esiste da tempo. Si va a fare la spesa oltreconfine convinti di risparmiare, anche se non sempre è così o non per tutti i prodotti. L'altra parte è assorbita dall'e-commerce, che si è sviluppato soprattutto negli ultimi cinque anni».
E fanno altri 1.200 posti "bruciati" - Alla fine, calcolati su tutta la Svizzera, fanno «circa 500 milioni di franchi»: pressoché tanti quanti sono quelli del giro di affari di Migros, che impiega «1.665 collaboratori, pari a 1.161 a tempo pieno, il 90% dei quali domiciliato in Svizzera italiana e tutelato da un contratto collettivo all'avanguardia». Tradotto in altri termini, vuol dire che questo genere di shopping, online o all'estero, ha portato alla perdita di «circa 1.200 posti di lavoro, solo nel commercio. Senza contare quelli che derivano dall'indotto».
L'impegno per l'ambiente, gli animali, i disabili - Perché Migros, tiene a ribadire Emma, è al Ticino che punta e nel Ticino che investe. Non solo per statuto, con quello 0,5% da destinare, comunque vadano gli affari, allo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio tramite Percento Migros, pari nel 2016 a 2,4 milioni di franchi. Ma anche nella scelta di sostenere l'ambiente, con «una riduzione delle emissioni di CO2 del 29% nei negozi, del 100% nella sede di Sant'Antonino» e un'efficienza energetica incrementata «del 2,8% nei negozi, del 37,9% in sede»; sostenere la qualità di vita degli animali, «offrendo solo pesce da fonti sostenibili e carne di animali allevati in condizioni di benessere: le contrattiamo direttamente con il produttore e non nascondo che abbiamo qualche difficoltà a ottenere riscontro»; sostenere le persone disagiate, attraverso i prodotti solidali realizzati dai disabili: «Lo scorso anno abbiamo venduto 27mila confezioni per 160mila franchi di ricavo, +23%, che sono andati alle quattro associazioni con cui collaboriamo».
Alla cultura non si rinuncia - Poi c'è la cultura, con i corsi della Scuola Club «che sovvenzioniamo al 30%», sottolinea ancora la presidente; gli eventi organizzati, «oltre un centinaio di appuntamenti nel 2016». Insomma, «Migros non è solo vendita al dettaglio». Anche se è così che si fa riconoscere. Non è un caso dunque se ha voluto rinnovare la propria immagine anche attraverso una ristrutturazione del centro commerciale di Lugano e del supermercato di Besso, che ha portato via buona parte dei 18 milioni di franchi di investimento 2016; un nuovo punto vendita è stato inaugurato a Sementina, assieme a un terzo centro fitness a Bellinzona, «cui ne seguirà presto uno nel Mendrisiotto e successivamente un quinto nel Luganese», rivela Emma. L'atra novità è stata Frescotto, «un nuovo modo di approcciarsi al cliente, attraverso il take-away nella stazione di Bellinzona».
In Ticino va tre volte peggio: «Ma non lo abbandoniamo» - Per tirare le somme, sia pur con una brutta frase fatta, i tempi sono duri: specie in Ticino dove si registra una contrazione del mercato pari al 2,4% a fronte dello 0,8% in Svizzera. «Ma siamo pronti a continuare a rimanere un punto di riferimento per l'economia locale», conclude Emma.