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Rinaldo Bertossa: «Chi conosco non vota per Wilders. O lo vota e non lo dice?»
AMSTERDAM - Balzata alla ribalta delle cronache a partire dal weekend per la diatriba che la contrappone ad Ankara, l’Olanda è impegnata oggi nell’altro appuntamento che ha stranamente concentrato l’attenzione internazionale sul normalmente tranquillo Paese europeo: le elezioni parlamentari.
La volata del populista anti-islamico di estrema destra Geert Wilders ha infatti fatto ipotizzare la venuta di un “Trump europeo” e il primo vero successo dei populisti del Vecchio continente. I sondaggi lo danno in calo, ma con il 54% degli elettori che era ancora indeciso alla vigilia del voto e 28 formazioni candidate è meglio andarci con i piedi di piombo.
Ticinesi in Olanda: «Il clima qui è sereno», ma «meglio non azzardare pronostici»
«Il clima che si respira qui in Olanda è molto sereno, non sento nessuna preoccupazione in particolare né che possa vincere Wilders», ci spiega Loredana Rijsenbilt, luganese che da sei anni e mezzo vive nei Paesi Bassi. «È un paese democratico che sta funzionando piuttosto bene sotto la guida di Rutte – aggiunge –. Certo, i politici fanno promesse che a volte non possono mantenere, ma tutto sommato la gente è piuttosto contenta». La speranza di Loredana è una coalizione con la conservatrice Unione cristiana: «Per rispettare certi diritti umani».
«Non mi azzardo a fare pronostici dopo quello che si è visto in Inghilterra (Brexit) e negli USA (Trump)», premette cauto Rinaldo Bertossa, ticinese che vive in Olanda da 13 anni, dove lavora in ambito accademico. «Come cittadino non UE sarei certamente un po' preoccupato se vincesse Wilders», aggiunge. A incuriosirlo è però una discrepanza: «La stragrande maggioranza delle persone che conosco è critica su Wilders, ma per i sondaggi sta andando bene: o molte di quelle che non conosco lo votano o quelle che conosco lo votano ma non osano dirlo».
