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CANTONE"Via libera al divieto di burqa in Ticino"

11.03.15 - 12:15
Il dossier è pronto per le votazioni finali
"Via libera al divieto di burqa in Ticino"
Il dossier è pronto per le votazioni finali

BELLINZONA - Il divieto di indossare il burqa e il niqab nei luoghi pubblici introdotto nella costituzione cantonale ticinese è conforme al diritto federale. Dopo il Consiglio degli Stati la settimana scorsa, oggi è toccato al Consiglio nazionale concedere per 117 voti a 56 e 12 astensioni la propria garanzia alla Carta fondamentale ticinese. Il dossier è pronto per le votazioni finali.

Il Ticino è il primo cantone svizzero ad aver proibito di velare integralmente il volto nelle strade e nei luoghi aperti al pubblico. La proposta è stata accolta in votazione popolare il 22 settembre 2013. Il divieto riguarda sia il velo integrale per motivi religiosi, sia il mascheramento del volto durante le manifestazioni.

Questa disposizione si ispira a una legge francese che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Nel frattempo anche nel Belgio è stata introdotta una misura simile, ha ricordato a nome della Commissione delle istituzioni politiche André Bugnon (UDC/VD).

Critiche al divieto di camuffamento sono giunte dalla sinistra: durante il suo intervento, Silvia Schenker (PS/BS) ha sostenuto che il divieto ticinese non rispetta il principio di proporzionalità, ancorato nella Costituzione federale, visto il numero esiguo di persone che portano il burqa o il niqab in questo cantone.

A tale riguardo, l'esponente del PS ha citato una recente decisione del tribunale d'appello del suo cantone, tribunale che ha giudicato contraria alla libertà di religione una disposizione analoga promossa dai giovani UDC locali. Stando ai giudici, visto il numero risibile di donne velate, "non sussiste alcun interesse pubblico preponderante per un divieto".

Il caso francese, ha precisato la Schenker, è diverso, come ammesso dalla CEDU, considerato l'alto numero di donne che portano il niqab o il burqa. La CEDU lascia ai singoli Stati su questo aspetto una certa libertà di manovra in ossequio alle sensibilità nazionali. Purtroppo tale esercizio nel caso ticinese non è stato compiuto.

Come la settimana scorsa, la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga ha detto di non considerare opportuni simili divieti. Stando alla consigliera federale bernese, la decisione ticinese rischia anche di discriminare quelle donne che per convinzione portano il velo e che per questo motivo saranno costrette ad evitare i luoghi pubblici.

Sommaruga ha detto di sperare che il Ticino sfrutti il margine di manovra che si è concesso nell'applicazione di questa disposizione, facendo tuttavia attenzione a rispettare l'uguaglianza di trattamento. Di sicuro, ha puntualizzato, l'applicazione del nuovo articolo costituzionale "non sarà un esercizio facile per questo cantone".

Il plenum, seguendo il parere della sua commissione e del governo, ha pure approvato la nuova disposizione costituzionale del canton Berna che elenca una serie di motivi per negare la naturalizzazione agli stranieri: condanne, insufficiente conoscenza di una lingua nazionale o delle istituzioni e dipendenza dall'aiuto sociale. Anche per questo caso, una minoranza rosso-verde si è opposto alla concessione della garanzia federale.

 

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