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CANTONE“Troppo disordine nelle farmacie ticinesi”

09.01.15 - 06:03
Da ottobre una speciale Commissione mira a fissare salari minimi per tutto il personale. Pietro Caroni, vice presidente degli assistenti di farmacia: “Il pericolo italiano è ancora concreto”
Foto Ti-Press Gabriele Putzu
“Troppo disordine nelle farmacie ticinesi”
Da ottobre una speciale Commissione mira a fissare salari minimi per tutto il personale. Pietro Caroni, vice presidente degli assistenti di farmacia: “Il pericolo italiano è ancora concreto”

BELLINZONA - Laureati in farmacia italiani assunti al posto di assistenti di farmacia ticinesi. Il trucco consentirebbe di aggirare il contratto collettivo, che fissa minimi salariali solo per le assistenti e non per i famacisti. Nonostante le rassicurazioni del farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, la situazione continua a preoccupare l’Associazione ticinese degli assistenti di farmacia. “C’è troppo disordine - sostiene il vice presidente Pietro Caroni -. Si sente parlare di farmacisti laureati italiani che guadagnano meno di assistenti di farmacia ticinesi, costrette di conseguenza a restare a casa. È intollerabile”.

Anno zero - Proprio per fare fronte al fenomeno è stata varata, circa un mese e mezzo fa, una speciale Commissione che mira a fissare salari minimi per tutto il personale che ruota attorno alle farmacie. Non più solo per le assistenti dunque. “Padronato, lavoratori e sindacati  si stanno dando da fare - spiega Caroni -. E a gennaio ci sarà un nuovo incontro”. Poi aggiunge: “Il pericolo italiano è concreto. C’è chi punta su questo stratagemma per risparmiare, ma anche per potere poi gestire diversamente il suo lavoro. Un laureato in farmacia, anche se pagato poco, ha comunque competenze supplementari”.  

Rischi - Le cifre, intanto, indicano che sono ben 194 le farmacie presenti su suolo ticinese. All’interno vi lavorano 400 farmacisti e 600 assistenti di farmacia. Quante di queste persone provengono dall’Italia? Il farmacista cantonale rimane sulle sue posizioni. “I rischi ci sono. Ma non si può parlare di fenomeno. Dal primo gennaio del 2002 all’inizio di ottobre di quest’anno abbiamo rilasciato 146 autorizzazioni di esercizio a farmacisti formatisi in Italia. A questo numero, tuttavia, dobbiamo togliere ad esempio quei ticinesi che hanno studiato oltre confine. La cifra reale legata a quei farmacisti italiani venuti in Ticino in seguito ai bilaterali si assesta dunque attorno al centinaio”.

Paure - Numeri che restano importanti. “La situazione - spiega Zanini - è comunque sotto controllo. Nel mese di giugno si sono diplomate 40 assistenti di farmacia. A ottobre solo 5 di queste erano senza impiego. Probabilmente tutte queste paure sono legate a una necessità, comprensibile, di fissare salari minimi nel settore. Le assistenti di farmacia ticinesi restano in ogni caso avvantaggiate. Conoscono il territorio e anche le lingue nazionali, in cui sono scritte la maggior parte delle indicazioni sui medicamenti”.

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