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SVIZZERACrisi mutui: aiuti a UBS, altolà del PS, popolo diviso

20.10.08 - 08:15
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Crisi mutui: aiuti a UBS, altolà del PS, popolo diviso

BERNA - Cresce l´opposizione al piano di salvataggio statale da 68 miliardi di franchi per UBS: secondo il Partito socialista (PS) l´operazione è da ripensare interamente e va sottoposta al parlamento. Un sondaggio rivela che la popolazione è profondamente divisa sul tema, tanto più che continua a tenere banco la questione dei bonus da capogiro per i manager responsabili dei disastri: la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf si è detta irritata per le dichiarazioni in materia del presidente del Cda di UBS Peter Kurer, che si è affrettato a scusarsi. Intanto però la stampa parla già della pioggia di gratifiche che fra breve cadrà nuovamente sui banchieri.
Secondo il domenicale svizzero tedesco "Sonntag", che si rifà a due fonti anonime interne all´istiuto, i dipendenti UBS possono contare di ricevere in primavera premi per 7 miliardi di franchi, ciò che equivale a una media teorica di 90´000 franchi per ciascun dei circa 80´000 impiegati. Una portavoce della banca non ha voluto commentare la cifra, limitandosi a dire che le retribuzioni saranno inferiori a quelle dell´anno scorso. Nel 2007 i bonus avevano raggiunto i 12 miliardi di franchi, a fronte di una perdita netta di 4,4 miliardi.

Quello dei compensi stratosferici - per operazioni che hanno portato l´economia mondiale sull´orlo del collasso - è stato un tema al centro anche di "Arena", il dibattito televisivo del venerdì sera su SF. Eveline Widmer-Schlumpf non ha nascosto il suo disappunto riguardo dall´eventualità che alcuni top manager di UBS possano continuare a percepire bonus milionari a due cifre, come suggerito da Kurer. "Non posso accettare che vengano versati premi dopo che sono state dilapidate somme considerevoli", ha affermato la responsabile ad interim del dipartimento delle finanze, dicendosi "semplicemente scossa". "Nella situazione attuale non si dovrebbero fare simili dichiarazioni", ha aggiunto.

Si è trattato di "un malinteso", ha ribattuto il presidente del consiglio di amministrazione UBS il giorno dopo alla radio DRS. Le gratifiche superiori ai 10 milioni sono scioccanti, ha detto Kurer. L´interessato ha anche indicato di aver rinunciato al proprio bonus, fino a quando la banca non si sarà risollevata. Alla televisione SF, Kurer ha poi aggiunto che l´istituto sta rielaborando il sistema degli incentivi: i premi devono diminuire "drasticamente", ha affermato, e in quest´ottica la banca intende cooperare con le autorità di vigilanza e con il mondo politico. Da parte sua il presidente della direzione di UBS Marcel Rohner ha confermato che sono stati avviati negoziati - in particolare con l´ex presidente del cda Marcel Ospel - nel tentativo di ottenere la restituzione delle gratifiche di decine di milioni versati negli scorsi anni: ma le basi giuridiche per una simile pretesa sembrano mancare.

Favorevole alla restituzione si è detto anche Johann Schneider-Ammann, presidente di Swissmem, l´organizzazione padronale che rappresenta l´industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica. "Chi ha contribuito al disastro non deve uscirne indenne", ha spiegato il consigliere nazionale PLR alla "Berner Zeitung" di sabato. E sulla "SonntagsZeitung" confida di aver perso la fiducia nell´autoregolamentazione delle società in questo campo. Schneider-Ammann aveva messo da anni in guardia contro il potenziale pericolo dei salari ingiustificati: Ospel lo aveva però tacciato di populismo.

Ora è proprio il popolo che deve passare alla cassa, ma molti non sono disposti a farlo: secondo un sondaggio, pubblicato sempre dalla "SonntagsZeitung", l´intervento della Confederazione in favore di UBS raccoglie il 47% dei consensi, mentre il 38% è contrario. Il 90% dei 502 interpellati vuole comunque che la banca sia tenuta a restituire l´aiuto prestato e il 71% aupica che il limite di protezione degli averi in banca sia portato da 30´000 a 80´000 franchi.

Quest´ultimo punto fa sorgere un altro problema, quello del modus operandi del governo: non è sfuggito il fatto che il Consiglio federale sia intervenuto nello spazio di giorni con crediti miliardari in favore di UBS, mentre riguardo alla protezione dei piccoli risparmiatori prende tempo e rimane sul vago. Nel primo caso l´esecutivo vuole operare per ordinanza, basandosi su articoli della Costituzione pensati per i casi di conflitto esterno o interno. La via corretta sarebbe invece quella del decreto federale urgente, ha spiegato alla "SonntagsZeitung" Rainer J. Schweizer, professore di diritto a San Gallo.

Anche il PS in un comunicato odierno si è detto "indignato" che il Consiglio federale e la Banca nazionale svizzera (BNS) abbiano scelto di legiferare "come in tempo di guerra". Ma non solo: il partito di Christian Levrat mette in dubbio tutta l´impalcatura del progetto. Il PS è profondamente contrario al piano di salvataggio nella sua forma attuale e chiede che sia rivisto affinché l´ente pubblico possa trarre veramente benefici dall´operazione.

Per raggiungere il suo obiettivo il PS - con lo slogan "vogliamo azioni, non rottami" - ha messo sul tavolo un controprogetto, già approvato dalla direzione, ma non ancora dal gruppo parlamentare. Confederazione e cantoni dovrebbero fondare una società di investimento di diritto svizzero: un terzo del capitale lo metterebbe Berna e due terzi i cantoni, la stessa chiave di ripartizione come per gli utili della BNS. Questa società - grazie anche a crediti elargiti dalla BNS - da una parte concederebbe a UBS un prestito convertibile di 6 miliardi di franchi, dall´altra procederebbe a una nuova capitalizzazione della banca in una misura compresa fra 20 e 54 miliardi: in cambio riceverebbe una parte dei titoli illiquidi ("tossici", attualmente praticamente invendibili). Secondo il PS questo modo di procedere avrebbe per lo stato il grande vantaggio di un maggior controllo su UBS e sui suoi dirigenti. Il Consiglio federale vuole invece creare una società nelle isole Cayman, un paradiso fiscale, cui affidare i valori illiquidi.

Se la sua proposta non dovesse ottenere una maggioranza parlamentare il PS pretende che il piano governativo sia perlomeno rivisto, fissando dei "paletti" minimi. Queste le condizioni avanzate: la ricapitalizzazione dovrà avvenire attraverso un decreto federale, i salari dell´UBS non dovranno superare il milione di franchi, i dirigenti dell´istituto dovranno restituire i bonus ottenuti negli ultimi 3-5 anni (in caso contrario verrebbe loro proibito di esercitare la professione di banchiere), l´UBS non potrà in futuro finanziare partiti, la società che gestirà i fondi dovrà avere sede in Svizzera ed essere sottoposta a diritto elvetico, eventuali perdite di questa società dovranno essere compensate con azioni UBS e, infine, la Confederazione dovrà avviare cause di risarcimento civili contro gli ex top-manager di UBS.

Intanto il direttore dell´Amministrazione federale delle finanze Peter Siegenthaler rassicura: i rischi per i contribuenti sono inferiori a quelli sopportati nell´ambito della vicenda Swissair, ha detto alla "NZZ am Sonntag". A suo avviso UBS non è vicina al crollo e non verranno versati altri soldi pubblici: quale "ultima ratio" sarebbe però pensabile una garanzia dello stato per le attività interbancarie.

Sempre oggi si è fatto vivo anche l´imprenditore sciaffusano Thomas Minder, che invita il Consiglio federale a trattare al più presto la sua iniziativa popolare "contro le retribuzioni abusive", affinché le Camere possano esprimersi già in dicembre e il popolo subito dopo. "Sebbene l´iniziativa rappresenti una buona soluzione, anche in senso liberale, del problema dei bonus, la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf vuole inventare di nuovo l´acqua calda", ha affermato l´industriale. I limiti di legge o il diritto di codecisione dello stato o della Commissione federale delle banche non hanno senso, perché rappresenterebbero un´intrusione nel mercato: è l´azionista - come richiesto dall´iniziativa - che deve avere il potere di limitare gli eccessi dei top manager, secondo Minger.

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