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LOSONEIl Guastafeste: "Prove di Stato islamico in Ticino?"

15.04.06 - 10:55
Ti Press
Il Guastafeste: "Prove di Stato islamico in Ticino?"
LOSONE - "Quale grado di parentela esiste fra Huda Himmat, la nuova portavoce della Comunità islamica del Ticino, e Ali Ghaleb Himmat nonché Youssef Nada?"

Questa la premessa di un memoriale inviato dal consigliere comunale di Losone Giorgio Ghiringhelli (Guastafeste) ai membri del Gran Consiglio, al Governo e alla stampa cantonale.

"Se fra Huda Himmat e Ali Ghaleb Himmat ci fosse un rapporto di parentela - prosegue Ghiringhelli - allora potrebbero crescere i sospetti di una “vicinanza” fra la Comunità islamica del Ticino e il movimento integralista islamico dei Fratelli Musulmani : vicinanza che potrebbe anche spiegare la “scissione” avvenuta in seno alla Comunità islamica del Ticino con la recente nascita della Lega dei musulmani del Ticino (nel senso che la prima avrebbe una tendenza più “conservatrice” e integralista e la seconda più “progressista” o moderata). In tal caso crescerebbero anche i sospetti che il nuovo imam egiziano scelto dalla Comunità islamica e al quale il Consiglio di Stato, contro il parere dell’Ufficio manodopera estera, vorrebbe concedere il permesso di dimora annuale, possa in qualche modo essere collegato con il movimento integralista dei Fratelli musulmani, che ha come fine ultimo “la conversione dell’intera umanità e la dittatura della religione di Allah su tutto il pianeta” (cfr. “Il cassiere di Saddam” , pag. 172) e che “da oltre 50 anni è una delle più grandi potenze occulte del mondo delle banche e delle fiduciarie. E quindi in Svizzera. E quindi in Ticino. Ed a Lugano non lo si sa , o si finge di non saperlo” (cfr. “Il cassiere di Saddam”, pag. 166-167).

Perché affermo che se fra Huda Himmat e Ali Ghaleb Himmat (o Youssef Nada) ci fosse un rapporto di parentela, allora potrebbero crescere i sospetti di una “vicinanza” fra la Comunità islamica del Ticino e il movimento integralista islamico dei Fratelli musulmani ?

Per saperlo basta leggere il capitolo 13 (“L’ombra di Osama”) del libro “Il cassiere di Saddam” edito nel 2003 da “L’Inchiesta-Consumedia Sagl” e scritto da Paolo Fusi. Nel capitolo in questione, dedicato alle connessioni fra i Fratelli Musulmani e certi ambienti finanziari e politici ticinesi, il nome di Ali Ghaleb Himmat ricorre due volte, alle pagine 171 e 175.

In queste pagine Ali Ghaleb Himmat viene presentato come il suocero di Youssef Nada, assieme al quale ha lavorato a cavallo degli anni 60’ e 70’ – a Monaco di Baviera – alla fondazione di un centro di cultura islamica che , dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, “è stato decimato dalle inchieste e dai processi tedeschi contro la struttura terroristica di Al Qaida”. Anche Said Ramadan, padre di Tariq Ramadan (professore di filosofia e d’islamologia a Ginevra e a Friborgo), partecipò con loro alla costruzione della moschea di Monaco di Baviera.

In un articolo di Ian Johnson uscito il 12 luglio del 2005 sul “The Wall Street Journal” si riferiva che, secondo un rapporto di quell’epoca, Said Ramadan era sospettato di essere un membro dei Fratelli Musulmani, e si leggeva che Ghaleb Himmat (“uno dei più fedeli luogotenenti di Said Ramadan”) era un siriano che viveva in una sontuosa villa di Campione d’Italia con vista sul lago di Lugano. Per inciso anche Youssef Nada, uomo d’affari egiziano definito “leader della Fratellanza Islamica” nel libro di Paolo Fusi, e figlio di quel Ben Moustafa Nada (“direttore di banca, commerciante in materie prime e membro influente della Fratellanza Islamica” che a partire dagli anni 50’ “ha organizzato dalla sua base a Vienna la costituzione dei nuovi circoli della Fratellanza Islamica in Europa”) vive a Campione d’Italia. Sia Ghaleb Himmat e sia Youssef Nada, sempre secondo il summenzionato articolo del “The Wall Street Journal”, erano finiti dopo l’11 settembre 2001 in una lista USA di persone sospettate di essere terroristi (“…a list of “designated” terrorists”…), anche se i diretti interessati hanno sempre negato qualsiasi legame con il terrorismo.

Nel libro di Fusi si parla diffusamente anche di un altro socio d’affari di Youssef Nada, il kuweitiano d’origine etiope Ahmed Idris Nasreddin (“la punta di diamante della Fratellanza Islamica in Turchia”), inserito dagli americani in una “black list” dei supposti finanziatori di Osama Bin Laden e sbarcato a Lugano nel 1968, dove ha fondato diverse società destinate a “finanziare una miriade di gruppuscoli in paesi diversi”. In quel periodo, mentre Nada e Himmat a Monaco di Baviera stavano fondando il centro di cultura islamico di risonanza europea, Nasreddin –si legge ancora nel libro “Il cassiere di Saddam” – “si stabilisce a Milano e si mette a lavorare al finanziamento di una moschea nel capoluogo lombardo ed a Lugano”. Sempre secondo l’autore del libro, Nasreddin sarebbe pure azionista di riferimento di una holding – la Reasto - che dopo il 1991 opera come la centrale finanziaria di Al Quaida in Italia; assieme a lui, come azionista di riferimento, vi era un commerciante libico che alla fine degli anni ’70 si trasferì a Milano “per poi divenire un uomo chiave della Fratellanza Islamica nel famigerato Centro Islamico di viale Janner , voluto costruito e guidato da Nasreddin e Nada”.

Ecco, tutta questa interessante ricostruzione fatta dal giornalista Paolo Fusi – che a quanto mi risulta nessuno ha mai contestato – dimostra l’esistenza di collegamenti fra alcuni uomini d’affari arabi e la Fratellanza Islamica, miranti a diffondere in Europa l’ideologia integralista mediante la costruzione di moschee destinate a finire prima o poi nel mirino di chi indaga contro il terrorismo. Il fatto che tutti questi personaggi gravitassero in un modo o nell’altro attorno alla città di Lugano, e alla moschea di Lugano, non consente di ritenere che la moschea luganese e la Comunità islamica che vi fa capo siano al di sopra di ogni sospetto, e anzi dovrebbe far raddoppiare la vigilanza su tutto ciò che riguarda queste strutture, compresi l’”assunzione” di un nuovo imam straniero e gli eventuali gradi di parentela fra alcuni dei personaggi summenzionati e la nuova portavoce della Comunità islamica (la quale dovrebbe dire chiaramente quale “corrente” musulmana rappresenta in particolare, quella dei sunniti, quella degli sciiti, quella degli ismailiti, quella dei dervisci, quella dei wahabiti, quella dei fratelli musulmani o che altro ?) .

Huda Himmat ha già dichiarato alla stampa (cfr. il GdP del 25.3.06 e Il Caffè del 26.3.06 ) che i tre centri ticinesi facenti capo alla Comunità islamica (Lugano, Chiasso e Giubiasco) non sono sufficienti, e che l’apertura di nuovi luoghi di culto di educazione islamica nel rispetto della legge svizzera è una necessità. Siamo agli inizi della creazione anche da noi di quell’”Islam delle moschee” (contrapposto all’Islam laico, moderato e liberale) paventato da Magdi Allam nel suo libro “Vincere la paura” ?

Ecco come Paolo Fusi, sempre nel suo libro “Il cassiere di Saddam” (pag. 168) descrive la strategia dei Fratelli Musulmani per la “conquista” del mondo :

“Dapprima c’è un insegnante nella moschea che riunisce attorno a sé un gruppetto di entusiasti, poi si crea una scuola per militanti della Fratellanza; poi nascono imprese economiche e riviste da loro controllate, ed alla fine si parte, forti dei quadri istruiti nel circolo già consolidato, alla conquista di nuovi centri, città, nazioni. Giacchè il fine dell’educazione del membro della Fratellanza è proprio in quest’opera di missionariato. Dapprima il Fratello Musulmano deve educare se stesso, il proprio corpo e la propria anima; poi deve costruirsi una propria famiglia tutta improntata agli ideali della Fratellanza; poi deve esportare questo modello alla società in cui vive ed imporlo nella strada, nel quartiere, nella città; poi deve contribuire alla costruzione dello stato islamico, presupposto necessario per il passo successivo : la costruzione della Khilafa, l’unione dei paesi arabi sotto l’egida della religione maomettana, che a sua volta è il presupposto per il fine ultimo della Fratellanza Islamica : la conversione dell’intera umanità e la dittatura della religione di Allah su tutto il pianeta”.

E’ la strategia descritta nel libro di Magdi Allam come “subdola” e “strisciante” perché strumentalizza la libertà e la democrazia in chiave puramente tattica “per conseguire l’obiettivo strategico di imporre un’ideologia integralista islamica all’insieme della comunità musulmana in Occidente”. Ecco perché Allam invita i governi occidentali a evitare in tutti i modi che i valori fondanti della nostra società vengano minacciati anche da quelle forze che in apparenza non sono dichiaratamente ostili e che, pur essendo incompatibili, dichiarano (proprio come ha fatto Huda Himmat…) di voler rispettare le leggi e le regole del gioco .

Insomma, anche qui da noi vi è il pericolo che comunità religiose che si fanno passare per tranquille, pacifiche, integrate, rispettose delle leggi e dedite alla preghiera non abbiano nessuna intenzione di integrarsi ma , in modo subdolo e strisciante, stiano invece lavorando su tempi lunghi alla costruzione di uno stato islamico – da noi come in altre parti del mondo – al quale prima o poi noi saremo chiamati ad integrarci. Chi non lo capisce è un fesso e fa il loro gioco! Speriamo che il nostro Governo, e assieme a lui tutti coloro che finora hanno fatto finta di non vedere (stampa compresa) , lo capisca e si distragga un attimo dal fiscogate e da altre bagatelle del genere per dedicare un po’ più di attenzione a questioni che possono veramente costituire un pericolo mortale per il futuro del nostro Paese".

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