Cerca e trova immobili

TICINODiscriminazione gay e omofobia sul lavoro, una realtà taciuta

22.12.05 - 07:13
"Di casi ce ne sono parecchi, ma è difficile farli venire a galla" denuncia l'Associazione gay-lesbica Collegati. La paura dell'omosessualità inizia già a scuola. Contro l'omofobia si mobilita un gruppo di studenti del Liceo 1 di Lugano e fonda "Giocosi": "A scuola non se parla e i maestri preferiscono tacere sull'argomento"
Foto d'archivio
Discriminazione gay e omofobia sul lavoro, una realtà taciuta
"Di casi ce ne sono parecchi, ma è difficile farli venire a galla" denuncia l'Associazione gay-lesbica Collegati. La paura dell'omosessualità inizia già a scuola. Contro l'omofobia si mobilita un gruppo di studenti del Liceo 1 di Lugano e fonda "Giocosi": "A scuola non se parla e i maestri preferiscono tacere sull'argomento"
LUGANO - La vita per un gay sul posto di lavoro non è sempre facile. Se una recente indagine effettuata  dal sindacato italiano Cgil ha evidenziato che in Lombardia i casi  di discriminazione a omosessuali sul posto di lavoro è un fenomeno in crescita (si parla di 300 casi evidenziati in un anno),  in Svizzera il problema ha parecchie difficoltà ad emergere ed è imprigionato nella clandestinità.
 
Ne sa qualcosa  Stefanie Von Harburg, che da diverso tempo lavora in un'apposita commissione a Berna che si occupa di   discriminazione omosessuale sul posto di lavoro: "Di denunce vere e proprie non ne abbiamo avute,  ma ciò non vuol dire che  il problema non esiste. Le lamentele di persone gay non mancano, purtroppo la difficoltà più grande consiste nel dimostrare  la discriminazione. Gli omosessuali in Svizzera - seppur a fatica - hanno ottenuto dei buoni successi negli ultimi anni, ma  in gran parte del paese esiste una omofobia di fondo, che permette in alcuni ambienti come fabbriche e uffici, di considerare un problema lavorare accanto a un collega gay".
 
Sul posto di lavoro la maggior parte dei gay svizzeri preferisce vivere la propria omosessualità in silenzio, e tra rivelare  la propria condizione e inventarsi invece una vita eterosessuale, sono in molti a scegliere la seconda strada. Su questo  Stefanie Von Harburg ne è più che sicura.

In Ticino

Insomma, nonostante un'importante battaglia vinta con la legge sul partenariato, i gay hanno ancora vita dura per colpa di  un'omofobia che persiste nella società. Il Ticino non fa eccezione: "Lo abbiamo visto molto bene in occasione della votazione  sull'unione registrata - ci dicono Donatella Zappa e Nicoletta Alberio, dell'Associazione gay-lesbica Collegati - manifestazioni di chiara intolleranza sono giunti sia da alcuni partiti politici, sia da parte della Chiesa".
 
Un'intolleranza popolare che fortunatamente non si è mai tradotta in violenza fisica, limitandosi semmai solo a quella psicologica. In  questo senso il posto di lavoro è uno degli scenari più adatti. La storia sindacale non ha mai portato alla luce delle  denunce, ma la discriminazione gay sul lavoro esiste anche presso le nostre latitudini: "Le situazioni sono parecchie, e qualunque gay lo può raccontare - ci dice Donatella Zappa. Noi siamo a conoscenza di alcuni episodi, ma la difficoltà concreta è far emergere effettivamente la matrice omofobica che ha determinato un caso di mobbing o di licenziamento".
 
Secondo Donatella Zappa l'omofobia è latente e colpisce i più deboli: "Se un gay dichiara apertamente la propria  omosessualità e la vive serenamente, molto spesso non verrà attaccato. Coloro che invece fanno fatica ad accettarsi e a  dichiararsi sono quelli più fragili e di conseguenza più facilmente attaccabili".

A scuola è un argomento tabù

Tra i settori professionali più soggetti al tabù gay c'è indubbiamente quello degli insegnanti: "Molti professori e professoresse omosessuali in Ticino preferiscono non rivelare la propria omosessualità perché andrebbero inevitabilmente incontro a una serie di problemi. I genitori dei ragazzi inizierebbero a creare problemi: nella mentalità di alcune persone esiste ancora il vecchio fantasma del contagio gay".
 
Nelle scuole ticinese di omosessualità se ne parla poco, e in alcune realtà scolastiche non se parla affatto, secondo i  nostri interlocutori. Da alcuni mesi è nata una nuova associazione di studenti e studentesse gay. Si chiama "Giocosi" ed è stata creata da alcuni giovani del Liceo di Savosa. Scopo del gruppo - come si può leggere anche sul loro sito -  abbattere i  pregiudizi e l'omofobia. Anche secondo loro il sentimento di rifiuto è molto presente in Ticino. Ci racconta Gabrielle, che fa parte dell'Associazione: "Sull'autopostale le ingiurie e le volgarità nei confronti dei gay da parte di altri nostri compagni sono quotidiane . Quando ho rivelato a una mia amica di essere lesbica, ho notato che ha iniziato a staccarsi da me e a non rivolgermi più la parola.  Al Liceo solo un maestro è venuto a complimentarsi con la nostra iniziativa. I professori  preferiscono non parlare di omosessualità in classe.  La situazione più paradossale che ho assistito è quando durante l'ultimo anno delle scuole medie sono venute due psicologhe a parlare di sessualità e di fronte alla richiesta da parte dei ragazzi di spiegare l'omosessualità, le due psicologhe si sono tirate indietro e hanno dichiarato che il problema non doveva riguardarci e che non meritava  né spiegazioni, né discussioni".
 
Una paura tutta ticinese secondo Nicoletta Alberio, del movimento di Collegati: "Se una ragazza chiede di parlare di  omosessualità e una psicologa nega la discussione è sintomo di un sentimento di rifiuto. Questo è il Ticino. Rispetto ad altre realtà svizzere siamo indietro di circa una ventina d'anni. Se oggi abbiamo il partenariato dobbiamo dire grazie a quei Cantoni che hanno votato per il sì, il Ticino ha optato invece per il no".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE