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TICINODomini Internet, l'Europa ci ha fregato

08.11.05 - 07:27
Storie di accordi bilaterali poco "bilaterali": i domini Internet .it e .ue non accessibili per le aziende svizzere. Motivo? Non facciamo parte dell'Unione europea. Ma i domini .ch possono essere registrati dalle aziende italiane ed estere. E senza nessuna difficoltà.
Foto d'archivio
Domini Internet, l'Europa ci ha fregato
Storie di accordi bilaterali poco "bilaterali": i domini Internet .it e .ue non accessibili per le aziende svizzere. Motivo? Non facciamo parte dell'Unione europea. Ma i domini .ch possono essere registrati dalle aziende italiane ed estere. E senza nessuna difficoltà.
LUGANO - Chi l'avrebbe mai detto che gli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'Europa avessero preso in considerazione anche  la registrazione dei domini Internet, salvo poi scoprire in realtà che questi "accordi" di bilaterale hanno ben poco? E  soprattutto chi l'avrebbe mai detto che il concetto di "libera economia" tanto esaltato dai famosi accordi, fosse - alla prova dei fatti - molto poco libero?
 
Ma partiamo dall'inizio e raccontiamo ciò che è accaduto negli scorsi giorni a una azienda ticinese che ha tentato di registrare un dominio Internet italiano, ossia un .it. Un tentativo andato a vuoto a causa di una motivazione che non può lasciare indifferenti. La risposta dei provider della vicina penisola, infatti, è stata : "Il  Registro del ccTLD 'it' ha respinto la richiesta del dominio in oggetto perchè il richiedente deve essere cittadino o  risiedere in uno dei 25 Stati dell'Unione Europea".
 
Insomma un vero e proprio schiaffo alla libera economia di cui abbiamo sentito parlare  durante i dibattiti  che cercavano di convincerci a sostenere gli accordi.
Eppure la conferma arriva anche dalla Switch, registrant di domini svizzeri (.ch). "L'attribuzione di nomi e domini è regolata dalla politica dell'ufficio di registrazione di ogni paese, ed effettivamente sappiamo che dall'Italia  rispondono che è necessario essere cittadini dell'Unione europea per un nome .it", ci spiega Marco D'Alessandro responsabile Marketing & PR della Switch.
 
Se invece una ditta italiana volesse registrare un dominio svizzero .ch, può farlo senza problemi, e anche in questo caso la conferma ce la da D'Alessandro: "Noi di switch non facciamo discriminazioni - ci dice -  accettiamo tutte le aziende straniere, siano esse italiane o di qualunque altra nazione, anche se la ditta non è presente con nessuna filiale sul territorio elvetico".
 
Dunque un vero e proprio caso di accordo bilaterale a senso unico. Le aziende svizzere che volessero registrare un dominio Internet .it o .eu (il dominio Internet europeo che enterà in vigore a partire dal 7 dicembre) non possono farlo perchè non fanno parte della comunità europea. Ma come può essere? "Crediamo a questo punto che che gli accordi bilaterali tra le tante questioni che hanno affrontato, si siano dimenticati di trattare la registrazione dei domini Internet", ci dicono quelli della Switch.
 
Non ci sembra vero, e quindi non resta che chiamare a Berna. Ci  indirizzano all'ufficio integrazione. A rispondere è il caposezione dell'ufficio, Alois Ochsner, che subito ci avverte che la questione è parecchio complicata: "Possono aprire un dominio .it oppure .eu le  aziende svizzere che hanno già una filiale all'estero, oppure se la ditta svizzera ha già depositato il proprio marchio all'estero, o ancora se si tratta di un'azienda semi-dipendente che ha una forte rappresentanza in uno dei paesi europei".
 
Senza queste caratteristiche dunque è impossibile per una società svizzera avere un dominio europeo, un problema  che si pone soprattuto per le piccole e medie imprese. "Il problema effettivamente esiste, ma non abbiamo una soluzione, non  siamo in possesso di un titolo giuridico per trattare con l'UE, e quindi anche con l'Italia. Finora non abbiamo avuto segnalazioni di aziende svizzere che si sono viste rifiutare la registrazione di un dominio italiano. Qualora ci fossero segnalazioni a quel punto allora bisognerebbe discuterne a livello di bilaterali fra il nostro Ufficio federale della  comunicazione e Roma".
 
Insomma, parafrasando il celebre detto, firmato l'accordo scoperto l'inghippo. Per non dire l'inganno...
 
 
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