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CAMERE FEDERALIMateriale bellico, «il divieto di riesportazione va mantenuto»

28.02.24 - 17:42
Il Consiglio nazionale ha respinto una mozione che auspicava un cambiamento delle regole vista l'incerta situazione globale.
20min/Simon Glauser
Fonte ats
Materiale bellico, «il divieto di riesportazione va mantenuto»
Il Consiglio nazionale ha respinto una mozione che auspicava un cambiamento delle regole vista l'incerta situazione globale.

BERNA - Le disposizioni attuali che regolano la vendita di materiale bellico, in particolare il divieto di riesportare verso Paesi coinvolti in guerra, vanno mantenute. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale, bocciando, per 130 voti a 56, una mozione dell'ex deputata Ida Glanzmann-Hunkeler (Centro/LU), che auspicava un cambiamento in questo ambito molto discusso e di estrema attualità.

La Svizzera esige per questo tipo di esportazioni una «dichiarazione di non riesportazione» da parte dello Stato destinatario. Con lo scoppio del conflitto ucraino, diverse nazioni hanno chiesto alla Confederazione se, tenendo conto della situazione eccezionale rappresentata dall'invasione russa, materiale precedentemente acquistato - quali ad esempio munizioni o carri armati - potesse essere trasferito.

Le richieste di revoca di tali dichiarazioni sono state respinte con la motivazione che sarebbero state esaminate secondo gli stessi criteri di autorizzazione di un'effettiva esportazione di materiale bellico dalla Svizzera. Ciò, secondo l'autrice della mozione, è insoddisfacente, viste anche le critiche levatesi da più partner internazionali. Con il suo atto parlamentare, la lucernese mirava dunque ad aumentare il margine di manovra del governo nella politica estera e di sicurezza.

Malgrado il sostegno di Centro, PLR e Verdi liberali, la mozione non ha però superato nemmeno il primo ostacolo parlamentare. I deputati hanno infatti preferito la linea tracciata dal Consiglio federale, ritenendo che l'abolizione di questi vincoli contravverrebbe al principio di parità di trattamento, sancito dalla Convenzione dell'Aia, che la Svizzera deve rispettare in quanto Stato neutrale.

Presente in aula, il consigliere federale Guy Parmelin ha inoltre evocato ragioni formali. L'esecutivo non può infatti effettuare modifiche delle norme tramite ordinanza, dato che deve rispettare la legge che esclude forniture a Paesi implicati in conflitti armati.

Autorizzare giubbotti antiproiettile
Più fortuna ha per contro avuto un'altra mozione, firmata dal gruppo dei Verdi liberali. Approvato di misura - 94 voti a 91 e sette astensioni - il testo, su cui gli Stati devono ancora esprimersi, incarica il governo di adottare misure atte a garantire che, nell'esportazione di materiale di difesa per i conflitti armati, la tutela della popolazione civile abbia un peso maggiore rispetto alla violazione del principio della parità di trattamento delle parti belligeranti garantito dal diritto della neutralità.

Concretamente, si vuole autorizzare l'esportazione di equipaggiamento protettivo, ad esempio giubbotti antiproiettile ed elmetti, per i civili in zone di guerra, come l'Ucraina. Secondo il PVL infatti, l'interpretazione attuale del diritto della neutralità è troppo restrittiva e impedisce un sostegno adeguato alle popolazioni colpite dai conflitti.

Nel considerare, da un lato, una possibile violazione del principio della parità di trattamento e, dall'altro, la tutela della popolazione civile, il Consiglio federale dà maggior importanza alla prima. Un modo di fare che il gruppo verde liberale giudica scandaloso, come si legge nelle sue motivazioni. «Bisogna ponderare gli interessi, anche se esiste il rischio che il materiale protettivo venga utilizzato a scopi militari», ha affermato, convincendo il plenum, Beat Flach (PVL/AG).

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