«Gli omosessuali devono essere protetti dai discorsi d'odio». Un comitato interpartitico spiega perchè.
BERNA - Sono tutti d’accordo: è arrivato il momento di porre chiari limiti agli attacchi verbali e fisici contro i gay. Ne sono convinti tutti i principali partiti - il PS, il PPD, il PLR, Verdi e Verdi liberali - che si sono espressi oggi a favore dell'estensione della norma antirazzismo contenuta nel Codice penale (articolo 261) in consultazione il prossimo 9 di febbraio. Tutti d’accordo. Tranne l’Udc che invece non ha aderito all’iniziativa.
«Attualmente si possono tenere impunemente discorsi intrisi d'odio e disprezzo contro gli omosessuali senza timore di conseguenze», ha sottolineato il consigliere nazionale Damien Cottier (PLR/NE), facendo invece notare che «dichiarazioni analoghe contro minoranze etniche o religiose verrebbero sanzionate».
È Mathias Reynard (PS/VS), autore dell'iniziativa parlamentare sfociata nella modifica legislativa sottoposta al voto, a fare chiarezza sottolineando che l'estensione della norma antirazzismo non impedirà dibattiti e discussioni tra amici: la libertà di espressione è garantita. "Ma discorsi d'odio non rappresentano una semplice opinione", ha sottolineato il consigliere nazionale vallesano.
Prese di posizione intolleranti e attacchi fisici sono purtroppo frequenti, ha aggiunto Reynard, accennando a quanto accaduto appena il 31 dicembre scorso, quando due giovani sono stati aggrediti durante la notte di Capodanno fuori da un locale gay. A suo avviso, si tratta della punta dell'iceberg. La violenza contro le persone LGBT è una realtà. Per non parlare di insulti e molestie che possono avere conseguenze drammatiche.
Secondo uno studio dell'Università di Zurigo, il 20% degli omosessuali ha tentato il suicidio in Svizzera. La norma antiomofoba è pensata anche come atto per prevenire gesti del genere, ha dichiarato dal canto suo la consigliera nazionale Sibel Arslan (Verdi/BS).