Secondo il Consiglio federale il documento risponde agli interessi della Svizzera
BERNA - Il Patto mondiale per la migrazione delle Nazioni Unite risponde agli interessi della Svizzera, che inoltre, in diversi ambiti politici, ne segue già le raccomandazioni. Con queste motivazioni il Consiglio federale ha deciso di approvare questo trattato durante la sua seduta odierna.
Dopo una prima discussione sull'argomento il mese scorso, l'esecutivo, si legge in un comunicato, aveva incaricato la struttura di cooperazione interdipartimentale in materia di migrazione internazionale (IMZ) di analizzare più approfonditamente le possibili ripercussioni del patto (denominato ufficialmente Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration) sulla politica interna ed estera. Il testo sarà formalmente adottato in occasione di una conferenza dei capi di Stato e governo prevista il 10 e l'11 dicembre in Marocco.
Riguardo alla migrazione, Berna conta sulla cooperazione internazionale per esempio per quanto concerne la riduzione di quella irregolare, il rafforzamento della protezione nelle regioni d'origine o l'attuazione efficace dei rimpatri. La Confederazione, viene sottolineato nella nota, ha fornito il proprio appoggio al processo di negoziazione del patto, definito una "soft law", ossia un documento che, pur non essendo giuridicamente vincolante, produce effetti politici.
Il suo obiettivo è definire parametri condivisi dalla comunità internazionale per permettere una migrazione ordinata. Comprende dieci principi fondamentali e 23 obiettivi, nonché un elenco di strumenti di attuazione volontari. Stando al governo, il contenuto corrisponde pienamente alla politica della Svizzera sulla migrazione.
Rientrano nei punti del patto dell'ONU, che non riguarda chi gode della protezione della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, l'intensificazione dell'aiuto sul posto, la lotta contro la tratta di esseri umani, la sicurezza dei confini, il rispetto dei diritti umani, il ritorno, la reintegrazione e l'integrazione durevole. Dal punto di vista della politica interna, non è richiesto alcun intervento.
Gli strumenti di attuazione volontari sono esempi a disposizione degli Stati per consentire il raggiungimento degli obiettivi: poiché per alcuni esiste un margine di interpretazione, il Consiglio federale ha deciso di esaminare più da vicino la situazione. In un caso, concernente la detenzione amministrativa di minori a partire dai 15 anni, è emersa una discrepanza rispetto alle basi legali svizzere.
Con la scelta di approvare il patto, inviso agli Stati Uniti e all'Ungheria, l'esecutivo afferma di ribadire l'importanza della collaborazione con le Nazioni Unite nel campo della migrazione. Un aspetto fondamentale, prosegue la nota, anche per Ginevra, impostasi come centro della governance mondiale in questo settore, in quanto sede delle più importanti organizzazioni internazionali.
Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di consultare le competenti commissioni parlamentari in merito alla decisione odierna e di informarlo dei loro pareri. L'UDC aveva chiesto di non aderire al patto, giudicato non compatibile con una gestione indipendente dell'immigrazione e con l'autodeterminazione della Svizzera.