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Secondo l'ASB le 73 banche elvetiche della categoria 2 del programma di regolarizzazione fiscale americano hanno avuto ragione a chiedere le modifiche alla bozza del contratto
BERNA - Hanno avuto ragione le 73 banche elvetiche della categoria 2 del programma di regolarizzazione fiscale americano che hanno scritto al Dipartimento di giustizia (DOJ) di Washington chiedendo modifiche alla bozza di contratto che dovrebbe mettere fine alla vertenza fiscale. Lo afferma il presidente dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB) Patrick Odier, secondo cui gli istituti sono stati "sorpresi" dalle nuove esigenze degli Stati Uniti.
"Personalmente ritengo legittima la lettera congiunta", ha dichiarato Odier in un'intervista pubblicata oggi da "Le Temps". Le nuove condizioni vanno oltre l'accordo firmato nell'agosto 2013 dal governo svizzero e quello americano. "Bisognava quindi attendersi delle reazioni".
Secondo il presidente dell'ASB il Consiglio federale ha comunicato rapidamente che la bozza del contratto si distanzia, in termini di contenuto, dall'accordo concluso. "Ora tocca agli americani fornire risposte".
La complessità del programma di regolarizzazione fiscale ha sorpreso tutti. Il fatto che nella categoria 2 sono iscritte oltre cento banche, ossia quelle che ritengono di aver possibilmente infranto la legge americana, comporta "un volume di lavoro enorme" per gli USA. Ciò ha probabilmente ritardato la progressione del programma per le altre categorie. "Questi ritardi non sono una buona cosa per la piazza finanziaria elvetica", ritiene Odier.
Nonostante i problemi e fino a prova contraria il presidente dell'ASB afferma di aver "sempre considerato che fosse meglio avere un accordo che non averlo". "La prova contraria sarebbe se le autorità americane non reagissero a certe rivendicazioni o domande delle banche".
ats
