La difesa aveva chiesto l'assoluzione, considerando che la ragazza avesse agito per legittima difesa, mentre il ministero pubblico aveva avanzato la richiesta di una condanna a sette anni di carcere, ritenendo che la reazione fosse stata sproporzionata. La corte ha invece giudicato l'uso dell'arma da fuoco "adeguata e proporzionata".
Durante il processo la 24enne ha affermato di aver sparato al padre tirannico perché temeva per la sua vita: l'uomo, un 52enne che praticava sport da combattimento e pesava 150 kg, aveva minacciato di ucciderla e affermato che un solo colpo sarebbe bastato.
La ragazza ha raccontato che egli perdeva le staffe ogni volta che rientrava ubriaco. Altre volte era scappata dall'appartamento, ma quella sera non le era stato possibile. Aveva quindi preso la pistola, acquistata legalmente cinque mesi prima per altri motivi, e aveva sparato quattro colpi. Il genitore era morto sul posto. La giovane era stata arrestata la sera stessa.
Il ministero pubblico ha indicato che attenderà la pubblicazione del dispositivo della sentenza prima di decidere se interporre ricorso.