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VAUDSequestratore del treno, la famiglia fa causa

18.02.24 - 20:09
L'esito fatale «avrebbe potuto essere evitato» hanno dichiarato
Foto 20 Minuten
Fonte ATS/20 Minuten
Sequestratore del treno, la famiglia fa causa
L'esito fatale «avrebbe potuto essere evitato» hanno dichiarato

YVERDON - La morte del richiedente asilo che aveva preso in ostaggio i passeggeri di un treno vicino a Yverdon (VD) lo scorso 8 febbraio è considerata «un'ingiustizia» dalla sua famiglia. Quest'ultima ha sporto denuncia presso il Ministero pubblico vodese, ha reso noto questa sera la RTS.

L'informazione è stata confermata a Keystone-ATS da Eric Kaltenrieder, procuratore generale del canton Vaud. «La famiglia ha sporto denuncia il 15 febbraio, acquisendo lo status di parte civile nel procedimento», ha fatto sapere. A questo stadio non ha però potuto fornire maggiori informazioni.

La presta d'ostaggi, ricordiamo, era durata circa quattro ore ed è terminata con un assalto delle forze dell'ordine. Il sequestratore era armato di un'ascia e di un coltello e il treno era stato fermato, con le porte chiuse, alla fermata di Essert-sous-Champvent.

L'assalto della polizia è avvenuto in un momento in cui l'uomo era separato dai suoi ostaggi. Prima dell'intervento erano stati usati esplosivi come diversivo. Quando il sequestratore - brandendo l'ascia - si è mosso in direzione della squadra di intervento, è stato abbattuto.

Secondo il dipartimento investigativo della RTS, la famiglia ritiene che l'esito fatale alla fine delle quattro ore di sequestro «avrebbe potuto essere evitato» scrive anche il sito 20 Minuten, che riporta anche le dichiarazioni rilasciate dal fratello minore del 32enne iraniano-curdo richiedente asilo. L'uomo, che vive in Iran, si chiede: «Perché non hanno usato altri mezzi per neutralizzarlo?». Pur riconoscendo la gravità dell'azione compiuta dal fratello, «non meritava di essere ucciso. Voleva solo che la gente lo ascoltasse. Voleva urlare, era un grido di aiuto».

Nella denuncia, riporta sempre 20 Minuten, la famiglia accusa «chiunque abbia contribuito illegalmente alla morte di nostro figlio».

Tramite il loro avvocato in Svizzera, chiedono che l'indagine venga estesa anche alle cure ricevute dal proprio figlio, arrivato in Svizzera nel 2022 e con gravi problemi di salute mentale che si sono poi aggravati.

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