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SVIZZERAVende la sua voce a Microsoft per 3000 dollari, ma se ne pente

11.04.24 - 21:29
L'esperto: «È facile copiare le voce esistenti nello spazio digitale e usarle a proprio piacimento. Chiunque può fare quello che vuole.
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Vende la sua voce a Microsoft per 3000 dollari, ma se ne pente
L'esperto: «È facile copiare le voce esistenti nello spazio digitale e usarle a proprio piacimento. Chiunque può fare quello che vuole.

ZURIGO - «È divertente ricevere messaggi da amici che sentono la tua voce in un annuncio che pubblicizza un hamburger o in un tram. Ma per me è un costante promemoria: ho venduto la mia voce per 3mila dollari». A sfogarsi in un video diffuso nei giorni scorsi su Tiktok, e diventato poi virale realizzando oltre 120mila visualizzazioni, è Helena H. una svizzera di 31 anni che vive e lavora negli Stati Uniti come musicista. Racconta di aver ceduto la sua voce per il software di assistenza e riconoscimento vocale di Microsoft "Cortana", sviluppato nel 2014 per i sistemi operativi di Windows Phone, Windows 10 e Windows 11. L'azienda era infatti alla ricerca di una voce che parlasse svizzero-tedesco. La donna sostiene ora che il gigante tecnologico abbia venduto la sua voce a terzi: «Tutti possono usarla come vogliono».

Helena, raggiunta da 20 Minuten, ha detto di parlare quattro lingue e di lavorare come doppiatrice. «Microsoft è stato uno dei miei primi clienti importanti», ammette.

Cosa dice Microsoft - Dal canto suo, Microsoft USA non ha confermato la vicenda al quotidiano zurighese, per motivi contrattuali. L'azienda non nega però di aver lavorato con Helena e tiene a sottolineare il suo impegno per un uso responsabile dell'intelligenza artificiale, informando gli interlocutori sull'impiego delle loro registrazioni per voci artificiali, ottenendo dapprima il loro consenso.

Il problema è che ora la voce della donna viene utilizzata come voce computerizzata dell'assistente vocale Microsoft "Azutr Al Speech", successore di Cortana, nonché dall'app associata "Text to Speech". La voce sembra la sua. Ed è possibile farle dire di tutto e di più. Inoltre, stando a una ricerca di 20 Minuten, pare che la sua voce sia stata sfruttata da dei produttori pubblicitari per dar voce a un personaggio svizzero-tedesco generato automaticamente, noto come "Leni", all'interno dell'applicazione "Text to Speech", usato per le loro pubblicità.

Secondo l'agenzia di traduzione Milengo, l'app text-to-speech si riferisce alla generazione artificiale di linguaggio parlato a partire da un testo. Inizialmente, queste "voci computerizzate" venivano utilizzate principalmente per facilitare l'accesso al materiale scritto da parte di persone con disabilità visive o difficoltà di apprendimento.

Quel che forse fa più preoccupare la donna è il fatto che anche le pubblicità presenti sui siti porno utilizzano una voce che parla svizzero-tedesco per le loro pubblicità. Ed è molto simile a quella sintetica di "Leni", l'assistente vocale di Microsoft. Il rapper svizzero Jule X ha persino utilizzato un blocco pubblicitario con frasi offensive in svizzero-tedesco tratte dalle pubblicità porno per la sua canzone "Du bisch erbärmlich", con cui ha totalizzato mezzo milione di clic su Spotify.

Cosa dicono gli utenti - Nei commenti comparsi sotto al video diffuso su Tiktok dalla 31enne, alcuni dicono beffardamente che bisognerebbe leggere con attenzione le clausole scritte in piccolo in un contratto, mentre la maggior parte degli utenti esprime la propria solidarietà e la incoraggia: «È difficile non poter più avere il controllo. Mi dispiace che tu stia vivendo questa situazione».

Voce rubata o contraffatta - È vero, la donna potrebbe non aver letto bene l'informativa presente nel contratto. Tuttavia, l'ex investigatore informatico Beni Weder sospetta che la voce di Helena non sia stata solo venduta, ma anche rubata o copiata dai truffatori: «Le voci di Microsoft sono conosciute da molti e quindi sembrano affidabili, motivo per cui spesso vengono scelte per video promozionali fraudolenti», dichiara a 20 Minuten. È facile copiare le voce esistenti nello spazio digitale e usarle a proprio piacimento: «Chiunque può fare quello che vuole». Weder ritiene quindi che l'uso delle voci digitali debba essere regolamentato dallo Stato. Per l'avvocata Stephanie Stampfli, la voce di una persona rientra tra i suoi diritti personali. Purtroppo però non è di per sé protetta dal diritto d'autore.

Autenticità messa in discussione - Questa vicenda accende ancora una volta i riflettori sulle criticità dell'intelligenza artificiale (IA). Per l'esperto informatico Jürg Walpen, la gestione dei cosiddetti LLM (large language models), che includono l'applicazione "text-to-speech" di Microsoft, sta diventando una sfida sempre più grande per gli avvocati: «Queste tecnologie, che utilizzano contenuti provenienti da Internet, sollevano problemi di copyright e portano a una crescente mescolanza di contenuti reali e artificiali». LLM e IA stanno generando testi, voci e immagini sintetiche la cui autenticità non può più essere distinta dagli esseri umani.

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