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SVIZZERAPiù tempo per gli hobby, non per i figli. Ecco perché piace il part-time

25.02.24 - 10:38
Dati sorprendenti emergono da un sondaggio su 1900 dipendenti di età compresa tra i 18 e i 64 anni.
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Fonte TAGES ANZEIGER
Più tempo per gli hobby, non per i figli. Ecco perché piace il part-time
Dati sorprendenti emergono da un sondaggio su 1900 dipendenti di età compresa tra i 18 e i 64 anni.

BERNA - Chi non vorrebbe avere più tempo libero? Domanda retorica che però nasconde alcuni aspetti che forse non tutti si aspetterebbero. Infatti, solitamente, quando c'è la spinta a voler lavorare a tempo parziale, la motivazione principale è legata ai figli. Alla volontà, o alla necessità, di avere più tempo da dedicargli. Ma non è proprio così. Infatti secondo l'Ufficio federale di statistica (UST)e in base a un sondaggio condotto dalla società di consulenza Deloitte su 1900 dipendenti di età compresa tra i 18 e i 64 anni in tutta la Svizzera, sono altre le ragioni.

Ecco cosa è emerso - Solo il 30% degli intervistati preferisce un lavoro a tempo pieno. La preferenza per il lavoro part-time aumenta addirittura con l'età. Secondo l'UST, solo il 18% degli uomini lavora attualmente a tempo parziale. Tuttavia, più della metà vorrebbe farlo se potesse scegliere. Tra gli ultracinquantenni, due terzi preferirebbero lavorare a tempo parziale e poco meno del 60% dei giovani. Tra le donne, il tasso di part-time è del 57% e più del 70% esprime il desiderio di lavorare a tempo parziale.

Commento - «In generale, sembra che l'argomentazione più volte citata a favore del part-time - la famiglia - sia sempre più carente», afferma Michael Grampp, capo economista di Deloitte. Emerge invece un cambiamento culturale, con la ricerca di equilibrio tra lavoro e vita privata e dunque più spazio per i propri interessi e hobby. Ovviamente «bisogna poterselo permettere finanziariamente, ed è per questo che si tratta anche di un fenomeno di ricchezza». Dunque l'ostacolo maggiore a tale cambiamento rimane la perdita di stipendio che ne consegue.

La disoccupazione - Altro elemento da valutare è poi il fatto che benchè la disoccupazione in Svizzera sia bassa, allo stesso tempo la generazione dei baby boomer con il più alto tasso di natalità in Svizzera - 1964 - andrà in pensione tra cinque anni. E la carenza di manodopera non potrà essere risolta solo con l'immigrazione che negli ultimi anni ha tamponato simili situazioni. Il 2023 è infatti stato un anno record con un'immigrazione netta di quasi 99.000 ma ciò «non può risolvere il problema della carenza di lavoratori», aggiunge Michael Grampp. L'inserimento di personale straniero potrebbe infatti alimentare ulteriormente la carenza di manodopera qualificata.

Futuro - Rimane ovviamente la possibilità di utilizzare meglio il potenziale interno. Il Giappone, che da tempo si confronta con l'invecchiamento e la contrazione della popolazione, consente solo una scarsa immigrazione e tuttavia è riuscito a ottenere una notevole crescita economica pro capite cercando di mobilitare le donne e gli anziani per il mercato del lavoro. Ma Il forte desiderio di lavorare a tempo parziale, che emerge dall'indagine, rende questo sforzo più difficile in Svizzera. Un intervistato su quattro di età superiore ai 50 anni non è "sicuro" di essere in grado di far fronte alle esigenze del proprio lavoro nei prossimi cinque anni.

Soluzioni possibili - L'espansione dell'assistenza all'infanzia per aumentare l'occupazione femminile può inoltre garantire meno risultati di quanto sperato. Questo perché i bambini non sono la ragione più importante della preferenza per il part-time. Il motivo di gran lunga più citato è la possibilità di dedicare più tempo agli hobby personali. Dunque sia lo Stato che le aziende sono chiamate in causa. Lo Stato dovrebbe offrire «ulteriori misure», afferma Grampp. Ad esempio, rendere l'età pensionabile più flessibile o creare benefici specifici per chi continua a lavorare oltre la pensione. La forte progressione fiscale è poi un ostacolo per le persone sposate. L'introduzione di un'imposta individuale potrebbe essere una soluzione. Anche una migliore educazione sugli effetti negativi del lavoro a tempo parziale sulla previdenza potrebbe contribuire.



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