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SVIZZERAParmelin in Arabia e Qatar, Amnesty: «Insista sui diritti umani e non sugli interessi economici»

02.02.24 - 15:46
Presa di posizione dell'organizzazione sull'imminente visita del "ministro" dell'Economia: «In Arabia Saudita picco di esecuzioni capitali»
Foto Deposit
Fonte Amnesty International Svizzera
Parmelin in Arabia e Qatar, Amnesty: «Insista sui diritti umani e non sugli interessi economici»
Presa di posizione dell'organizzazione sull'imminente visita del "ministro" dell'Economia: «In Arabia Saudita picco di esecuzioni capitali»

BERNA - Guy Parmelin, il "ministro" dell'Economia della Confederazione, va in Arabia Saudita e in Qatar e arrivano le prime reazioni alla visita in quei Paesi da parte di Amnesty International. «I diritti umani non devono essere sacrificati sull'altare dell'economia - scrive in una nota la più importante organizzazione per la difesa dei diritti umani - l'Arabia Saudita e la Svizzera hanno intensificato le relazioni e migliorato le condizioni quadro per gli scambi economici, mentre il Qatar fa importanti investimenti diretti nel nostro paese, incoraggiati nel quadro delle relazioni bilaterali tra Svizzera e Qatar. Durante la sua visita ai due paesi, il capo del Dipartimento federale dell'economia Guy Parmelin, deve insistere sul rispetto sistematico dei diritti umani e non limitarsi a difendere gli interessi economici».

La strategia di politica estera della Svizzera e la sua strategia per il Medio Oriente e il Nord Africa «pongono grande enfasi sui diritti umani. Tuttavia - argomenta Amnesty - questi diritti sono spesso considerati secondari rispetto agli interessi economici. Da quando il Principe Mohammed bin Salman è salito al potere, la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è peggiorata drasticamente. Preoccupato dal presentare al mondo un'immagine riformista e progressista, si mostra sensibile alle pressioni internazionali. La Svizzera ha quindi l’opportunità di esercitare un'influenza positiva sul regno, che potrebbe avere un impatto positivo sugli scambi economici», osserva Michael Ineichen, responsabile dell'advocacy di Amnesty Svizzera.

L'Arabia Saudita è tra i paesi che eseguono il maggior numero di condanne a morte al mondo e nell'ultimo anno si è registrato un picco delle esecuzioni. «Guy Parlemin dovrebbe cogliere l'occasione del suo viaggio in Arabia Saudita per sollevare la questione dell'abolizione della pena di morte, in particolare nel caso di minori. La Svizzera dovrebbe anche chiedere il rilascio di tutte le persone condannate a pene detentive per aver preso parte a manifestazioni pacifiche o per aver espresso opinioni critiche. Amnesty raccomanda inoltre al Consigliere federale Guy Parmelin di affrontare la questione dei diritti in ambito lavorativo. In Arabia Saudita, la forza lavoro migrante è soggetta a molteplici abusi. Il sistema kafala (il patrocinio della manodopera straniera) dovrebbe essere abolito, così come la confisca dei passaporti del personale migrante. Questo è particolarmente importante in relazione a grandi eventi sportivi nel Regno, quali la Coppa del Mondo di Calcio».

La protezione dei lavoratori migranti in Qatar rimane inadeguata, secondo Amnesty. «La persistente incapacità del Qatar di implementare o rafforzare adeguatamente le riforme del diritto del lavoro adottate prima della Coppa del Mondo sta mettendo a rischio qualsiasi progresso tangibile per i lavoratori migranti. Il governo deve intervenire con urgenza per aumentare le tutele nei loro confronti, in particolare realizzando programmi di riparazione per tutti i lavoratori colpiti da violazioni avvenute durante il torneo sportivo. Le aziende svizzere, federazioni sportive incluse, che operano o investono in Arabia Saudita e in Qatar hanno anche la responsabilità di rispettare i diritti umani legate nell’ambito dei loro investimenti. Questo implica in particolare la responsabilità di analizzare i rischi potenziali che implicano le loro attività e la necessità di porre rimedio (dovere di diligenza)».

Amnesty invita il consigliere federale a capo del Dipartimento delle finanze a «mantenere la rotta indicata dalla bussola dei diritti umani. La Svizzera è un attore in grado di incoraggiare il dialogo tra il settore privato, le autorità e la società civile di questi due paesi, promuovendo le buone prassi in materia di scambi economici e diritti umani», conclude Michael Ineichen.

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