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LUCERNA65 coltellate alla compagna, vent'anni all'assassino di Emmenbrücke

09.11.23 - 16:38
«Non c'è perdono per un femminicidio così brutale», ha detto una giudice durante l'annuncio del verdetto .
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Fonte ATS
65 coltellate alla compagna, vent'anni all'assassino di Emmenbrücke
«Non c'è perdono per un femminicidio così brutale», ha detto una giudice durante l'annuncio del verdetto .

EMMENBRÜCKE (LU) - Un 36enne è stato condannato oggi a 20 anni di reclusione dal Tribunale criminale di Lucerna per assassinio. Nel 2021, a Emmenbrücke, l'imputato si era reso protagonista dell'efferato omicidio della compagna, sulla quale aveva infierito con 65 coltellate.

Non c'è perdono per un femminicidio così brutale, ha detto una giudice durante l'annuncio del verdetto nel pomeriggio. La corte ha descritto il reato come «spietato»: il killer ha agito in modo estremamente crudele, usando una violenza immensa. Trattandosi di una sentenza di primo grado, il 36enne può inoltrare ricorso contro di essa.

Il 36enne dovrà anche soddisfare le richieste della parte civile, ossia i tre figli minorenni della vittima (che quest'anno hanno dovuto subire un'altra tragedia: l'uccisione del padre ad Aurigeno). Spetterà loro un risarcimento danni di 10'857 franchi, così come 70'000 franchi a testa per riparazione morale.

Secondo la ricostruzione dei giudici, l'uomo ha accoltellato la donna decine di volte in tre stanze diverse, approfittando anche della corporatura della partner (1 metro e 60 per 55 chili) ben più minuta della sua. La versione dell'assassino, che ha riferito di essere stato aggredito della vittima, non è stata ritenuta coerente con le prove. I segni sulle mani della malcapitata sono infatti sinonimo di un tentativo di difesa, mentre l'aguzzino non ha riportato alcuna ferita.

Durante il processo, in ottobre, la difesa aveva chiesto che gli interrogatori dell'imputato risalenti al 2021 fossero classificati come non utilizzabili. Stando all'avvocato, la capacità del suo cliente di testimoniare era limitata a causa del Long Covid. Una domanda che però i giudici hanno respinto.

La corte non ha messo in dubbio la patologia dell'uomo, bensì la gravità dei sintomi, facendo notare che il protagonista della vicenda, durante il suo congedo malattia, aveva compiuto 22 viaggi andata e ritorno dal Ticino, seguito corsi di perfezionamento online e praticato molte attività sportive. Il 36enne fra le altre cose aveva lamentato dei «vuoti di memoria», una tesi emersa però solo in un secondo momento.

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