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SVIZZERAIl nostro sistema sanitario inquina troppo

29.10.23 - 08:00
«Le risonanze sono catastrofiche in termini di emissioni», spiega il primario Nicolas Senn.
Depositphotos
Fonte Le Temps
Il nostro sistema sanitario inquina troppo
«Le risonanze sono catastrofiche in termini di emissioni», spiega il primario Nicolas Senn.

LOSANNA - Una tonnellata di emissioni di CO2 per abitante all’anno. Sarebbe questa la cifra record prodotta dal sistema sanitario svizzero per venire incontro alle esigenze mediche della popolazione.

Una cifra che rappresenta tra il 6 e l'8% delle emissioni totali di CO2 del paese. A fornire queste indicazioni e a spiegare nel dettaglio quanto incidono, a livello ambientale, i tantissimi esami effettuati giornalmente è - in un’intervista a Le Temps - Nicolas Senn, primario del dipartimento di medicina di famiglia presso il Centro sanitario universitario Unisanté di Losanna.

Quando si parla di esami impattanti a livello ambientale viene subito citata la risonanza magnetica. E il pensiero del medico è chiaro. «Ovvio che, se necessari, tali esami vanno effettuati, però in termini di inquinamento sono catastrofici. Un esempio: se una persona fa due risonanze magnetiche all'anno (un solo trattamento provoca 25 chilogrammi di CO2) e prende cinque medicamenti, avrebbe già toccato il limite di consumo energetico fissato dall'Accordo di Parigi». Accordo che, per essere seguito, prevederebbe che le emissioni annuali di ciascun abitante siano comprese tra 600 kg e 1 tonnellata di CO2. 

Cosa fare dunque? «Innanzitutto abbiamo la capacità di ridurre le nostre emissioni tra il 60 e il 70% migliorando l’efficienza energetica degli edifici, utilizzando fonti elettriche rinnovabili e riducendo la mobilità motorizzata del personale e dei pazienti che si recano in ospedale», chiarisce Senn.

Un altro fronte su cui c'è margine di miglioramento è quello dei medicinali. La loro produzione, infatti, incide pesantemente sulle emissioni. «Ad esempio, il trattamento del diabete, che comporta la somministrazione di una o due pillole al giorno per un anno, causa emissioni comprese tra i 10 e i 12 kg di CO2», sottolinea il medico.

Cosa fare dunque? «Innanzitutto bisogna essere consapevoli della portata del problema e dell’entità del cambiamento da apportare. È proprio la mancanza di consapevolezza che incoraggia l’adozione di micro-misure. Il primo passo, lo ribadisco, è migliorare l’efficienza degli ospedali e optare per tecnologie e strumenti che consumino meno energia», aggiunge Senn.

Occorre maggiore attenzione anche per quanto concerne la prescrizione degli esami. «Stiamo facendo troppo: secondo alcune stime, dal 20 al 40% delle risonanze magnetiche eseguite sono effettuate senza alcuna reale indicazione medica. A volte si ordinano per rassicurare il paziente, perché il dispositivo è disponibile o semplicemente per una questione finanziaria». 

La conclusione non è delle più rassicuranti. «L’impatto ambientale dei servizi sanitari uccide tante persone quanto gli errori medici».

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