Cerca e trova immobili

SVIZZERARischio di estinzione: in pericolo soprattutto le specie nane e giganti

14.03.23 - 17:54
Lo rivela uno studio dell'Università di Friburgo.
Deposit
Fonte Ats
Rischio di estinzione: in pericolo soprattutto le specie nane e giganti
Lo rivela uno studio dell'Università di Friburgo.

FRIBORGO - Le specie nane e giganti delle isole sono le più a rischio di estinzione. È questa la conclusione di uno studio internazionale svolto dal gruppo di ricerca capitanato da Daniele Silvestro dell'Istituto svizzero di bioinformatica (SIB) dell'Università di Friburgo.

Le isole, zone-fulcro della biodiversità, ospitano specie animali con caratteristiche uniche, tra cui esemplari nani e giganti che, nel loro corso evolutivo, hanno assunto dimensioni diverse rispetto ai loro parenti continentali. Sarebbero queste le varietà a maggior rischio di estinzione, secondo lo studio reso noto oggi dall'Università di Friburgo.

Pubblicata su Science, la ricerca rivela anche un drammatico aumento dei tassi di estinzione dei mammiferi insulari in tutto il mondo dopo l'arrivo dell'uomo moderno.

Aree nevralgiche - Come reazione alle caratteristiche uniche degli ambienti insulari, molti organismi subiscono cambiamenti evolutivi drastici. Tra questi, i più significativi si manifestano con dimensioni corporali notevolmente accresciute o rimpicciolite.

Nel primo caso si parla di «gigantismo» e nel secondo di «nanismo», ovvero i due esiti di un unico fenomeno, che si traduce generalmente nella tendenza dei parenti insulari delle grandi specie continentali a ridursi e in quella delle loro controparti più piccole a crescere.

Alcune di queste specie sono «meraviglie evolutive ormai estinte», come i mammut e gli ippopotami nani, che si sono ridotti a un decimo delle dimensioni dei loro antenati continentali, mentre alcuni roditori sono cresciuti di oltre 100 volte.

Un rischio accresciuto - «Da un lato, i giganti - dal punto di vista filogenetico - potrebbero rappresentare dei trofei di caccia più grandi», spiega Roberto Rozzi, conservatore di paleontologia presso l'Università Martin Lutero di Halle-Wittenberg e primo autore del lavoro. «D'altra parte, le specie nane sembrano avere un minor potere deterrente e quindi rendono più facile la caccia o la predazione da parte di specie alloctone».

«Per quantificare la portata dell'impatto umano sugli animali delle isole, avevamo bisogno di un modello in grado di stimare sia i tassi di estinzione in passato - ben prima della comparsa dell'uomo - sia quelli più recenti», spiega Silvestro, che a tal fine ha sviluppato un software per analizzare i dati raccolti che riguardano sia più di 1'500 specie, sia fossili risalenti agli ultimi 23 milioni di anni e mammiferi insulari viventi nelle 182 isole della Terra.

Biodiversità e minacce - Il nuovo modello ha rivelato un dato finora sconosciuto: le specie che subiscono i rimpicciolimenti più estremi sono maggiormente a rischio di estinzione sulle isole.

Analizzando gli archivi fossili mondiali dei mammiferi insulari, gli autori hanno anche notato una chiara correlazione tra le estinzioni delle specie delle isole e l'avvento dell'uomo moderno. «Abbiamo scoperto che l'arrivo degli uomini - in tempi e luoghi diversi - era collegato a tassi di estinzione decuplicati [...] che da allora non sono diminuiti e rappresentano un rischio per centinaia di specie viventi sulle isole», osserva Daniele Silvestro.

Questi risultati sottolineano l'importanza di comprendere gli schemi dell'estinzione in passato per valutare lo stato attuale della biodiversità e le entità che la minacciano. Il lavoro evidenzia inoltre il bisogno urgente di azioni conservatrici tempestive e l'importanza di dare priorità alla protezione di specie specifiche che hanno assunto dimensioni estreme nel corso evolutivo.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE