Nonostante l'accordo Schengen, Berna non ha accesso alle informazioni di polizia nel campo del terrorismo
BERNA - Molti islamici che hanno tentato attacchi terroristici in Europa, in precedenza, si trovavano in Svizzera. Un esempio? Le due persone che nel mese di agosto hanno ucciso 13 persone sulle Ramblas a Barcellona, qualche mese prima avevano trascorso dei giorni a Zurigo e Basilea. Secondo la "Tages-Anzeiger", si sarebbero recati in Svizzera per acquisire competenze sugli esplosivi.
Il presunto terrorista, che ha ucciso due persone ferendone altre otto nel centro di Turku, in Finlandia, avevano chiesto asilo in Svizzera nel 2016.
Per non parlare di Anis Amri, che il 19 dicembre 2016 ha ucciso 12 persone a Berlino, ferendone 55, aveva soggiornato in Svizzera nel 2015. Dal febbraio 2016 era anche in possesso di un cellulare svizzero con carta prepagata svizzera. Anche la pistola usata per uccidere il camionista polacco Amri se l'era procurata in Svizzera.
La procedure rallentano le indagini - Nonostante in questo, o in altri casi, i terroristi abbiano soggiornato o siano transitati dal nostro Paese, la polizia federale non ha alcun accesso diretto alla più importante banca dati europea sui terroristi. Per consultare il sistema informativo dell’Europol gli investigatori devono fare richiesta.
Chiarimenti su eventuali sospetti devono sempre essere richiesti in Olanda, e più precisamente a L’Aja. Qui vengono redatte le richieste per l’Europol che verranno ricercate nel sistema. Questa complicata e lunga procedura ritarda le indagini e favorisce il crimine. «Un accesso diretto ci permetterebbe di conoscere in maniera più veloce e approfondita le reti jihadiste», sottolinea la portavoce della Fedpol Cathy Maret.