Le prestazioni mediche essenziali sono fornite ma mancano comunicazione e sostegno psicologico. Lo sostiene uno studio della BFH
BERNA - Le donne incinte nei centri di accoglienza svizzeri per richiedenti asilo non ricevono un'assistenza sanitaria sufficiente. Secondo uno studio della scuola universitaria professionale di Berna BFH, le prestazioni mediche essenziali sono fornite ma mancano comunicazione e sostegno psicologico.
Per le donne che hanno avuto esperienze traumatiche ciò è rilevante, sottolinea l'alta scuola specializzata bernese, che ha effettuato la ricerca nei cantoni di Berna, Vaud e Ticino in centri dove alloggiavano 151 donne di età tra i 18 e i 48 anni, provenienti principalmente da Eritrea, Etiopia, Iraq, Afghanistan e Siria.
Pochi traduttori - Secondo gli autori dello studio, uno dei motivi per l'insufficienza di assistenza sanitaria alle migranti è la mancanza di traduttori, spesso per motivi di risparmio. Le donne non riescono quindi a parlare in tutta confidenza della loro gravidanza.
Inoltre per questa mancanza di comunicazione i richiedenti asilo sovente non capiscono come funziona il sistema sanitario elvetico. In confronto alla popolazione indigena le donne migranti hanno uno stato di salute nettamente peggiore, sottolinea la ricerca finanziata dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Gli autori dello studio ricordano che le donne incinte e le madri con figli piccoli sono in fuga da privazioni e violenze e, con i problemi salute che una gravidanza comporta, risultano essere un gruppo particolarmente vulnerabile tra i richiedenti asilo.
Ma per loro mancano offerte di istruzione specifiche. I ricercatori della BFH consigliano tra l'altro di implicare nella consulenza alle migranti anche personale non medico, quali levatrici, infermiere specializzate ed esperti famigliari.
Due su tre in età riproduttiva - Due terzi delle migranti giunte in Svizzera sono in età riproduttiva. In questo ambito i ricercatori considerano «sbagliata la politica di contraccezione che garantisce alle richiedenti asilo solo l'accesso ai preservativi, limitando l'accesso ad altri metodi anticoncezionale e la libertà di scelta della donna.
Come esempio da seguire l'alta scuola bernese consiglia il canton Vaud, che è un «modello innovativo» di assistenza ben interconnessa.