La sgradita fattura emessa dalla Posta è l'oggetto di una mozione odierna
BERNA - Le spese ─ 13 franchi ─ generate dai controlli a campione eseguite dalla Posta sulle spedizioni provenienti dall'estero non dovrebbero più essere accollate ai destinatari. Lo chiede una mozione del consigliere agli Stati Erich Ettling (Ppd/OW) adottata oggi dal plenum per 20 voti a 14. L'oggetto va al Nazionale.
Su incarico delle dogane, La Posta esegue attualmente controlli a campione su pacchi e pacchetti provenienti dall'estero, e in particolare da determinate regioni.
I costi derivanti da questi controlli, che per legge non possono essere fatturati alle autorità, vengono ribaltati sul destinatario, anche se quest'ultimo non ha nulla da rimproverarsi. Stando a Ettling, «poiché questo importo si aggiunge al valore dell'invio, aumenta di conseguenza l'Iva che il destinatario deve pagare, anche se il pacco rientra nella franchigia dei tributi fissata a 5 franchi».
Secondo il consigliere federale Ueli Maurer ─ che ha invitato la Camera a respingere la mozione ─ questi costi non possono essere addossati alla Dogane. A risponderne deve essere lo spedizioniere oppure il destinatario.
In generale, ha ricordato il ministro delle Finanze, i costi fatturati a una persona in seguito a un controllo ordinato da un'autorità non sono a carico dello Stato. Questo principio non si limita al diritto doganale. Simili spese vanno sempre assunte dalla persona controllata.
Nel 2015, circa 18 milioni di piccoli invii sono stati dichiarati in modo semplificato. Di essi quasi 3,8 milioni erano soggetti a tributi e 110000 sono stati sottoposti a una visita doganale.
Il tema, già trattato da Tio/20 Minuti, aveva suscitato reazioni accese fra i lettori. Molti ci avevano infatti scritto per lamentarsi di quella che era percepita come una gabella abusiva.