Entrambe sconfitte in casa, le ticinesi sono ora con le spalle al muro. I biancoblù ci hanno provato ma sono stati beffati. I bianconeri non sono invece pervenuti
AMBRÌ/LUGANO - La “tradizione” che vuole il Bienne vincente sull'Ambrì – sei volte quest'anno e dodici negli ultimi tredici scontri – ha colpito ancora. Cuore, grinta e sudore – elementi sempre presenti quest'anno alla Valascia – non sono bastati al generosissimo team di Luca Cereda, il quale ha dovuto ingoiare un boccone amarissimo davanti ai suoi fedelissimi tifosi. Il percorso, già in salita alla vigilia di gara-1, si fa ora ancor più impervio e ricco di ostacoli.
Zwerger e compagni – al termine di una prestazione coraggiosissima – sono stati castigati dalla beffarda rete di Hügli al 57'37''. Un gol che ha indirizzato ancor di più la serie verso i bernesi. Andare a vincere due volte alla Tissot Arena per Kubalik e compagni sarà davvero un'impresa quasi impossibile. Un boccone amarissimo dicevamo, soprattutto se si pensa che al 46'32'' Kubalik aveva trovato il momentaneo 2-1 (il primo vantaggio stagionale dei biancoblù sul Bienne!).
Cosa dovrà fare ora l'Ambrì per girare l'inerzia della serie? La sensazione è che fare di più di quanto stanno facendo attualmente Trisconi e compagni sia difficile. Semplicemente il talento, la profondità della rosa bernese e soprattutto un Hiller in formato saracinesca si stanno rivelando decisivi.
Giovedì sarà insomma una sorta di ultima spiaggia per l'Ambrì. I leventinesi sapranno interrompere un digiuno di vittorie che nei playoff dura da 13 anni?
E il Lugano? Venti minuti, poco meno. Tanto è durato contro lo Zugo. Tanto è durata la speranza dei bianconeri di infilzare i Tori, dimostrando così di potersi giocare alla pari il passaggio alla semifinale. Poi, traditi da una difesa versione colabrodo, i ticinesi hanno alzato bandiera bianca. Traditi da alcuni degli uomini che avrebbero invece dovuto spingerli in alto - Merzlikins su tutti - sono semplicemente naufragati, chiudendo con un pesante 1-5.
I punti di Simion, Roe, Lammer e la doppietta di Martschini, quasi tutti evitabili, hanno messo in piazza le pecche di una squadra in difetto di qualità e, soprattutto, una volta ancora incapace di giocare davvero per 60'. Come già capitato spessissimo in regular season, il Lugano ha provato a spingere e graffiare, sperando così, con la foga, di mascherare i propri limiti. Una volta però che il bluff è stato scoperto, si è tuttavia dimostrato impotente: non ha saputo fare quadrato né reggere l'urto nell'attesa che il peggio passasse. Che i bianconeri non avessero in mano carte buone lo Zugo l'ha poi capito prestissimo, fin da gara-1, quando “per caso” ha vinto solo 3-2. La truppa di coach Tangnes ha imparato la lezione e l'ha messa in pratica sul ghiaccio ticinese. Un po' più concreti del solito, i Tori hanno infatti giocato al gatto con il topo con i rivali: li hanno seguiti, braccati, stanati, e finiti velocemente.
E ora? Se quella guidata da Greg Ireland fosse una squadra solida e “in fiducia”, lo 0-2 potrebbe essere visto solo come un incidente di percorso. Da settembre in avanti il Lugano ha però raramente dato l'impressione di poter essere padronissimo di ghiaccio e situazioni. Per la rimonta servirebbe una sterzata netta, alla Cornèr Arena hanno la forza per darla?