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NATIONAL LEAGUE«Senza Arno non sarei diventato quello che sono oggi»

29.11.18 - 12:20
Marc Aeschlimann è uno dei tanti giocatori sui quali Arno Del Curto ha creduto: «Ha dato tantissimo non soltanto al Davos, ma in generale a tutto l'hockey svizzero»
Keystone
«Senza Arno non sarei diventato quello che sono oggi»
Marc Aeschlimann è uno dei tanti giocatori sui quali Arno Del Curto ha creduto: «Ha dato tantissimo non soltanto al Davos, ma in generale a tutto l'hockey svizzero»
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DAVOS - 22 anni lungo i quali si è guadagnato la stima di tutto l'ambiente hockeystico elvetico. Ha dato tantissimo al suo Davos, ma non solo: Arno è stato molto di più di un "semplice" allenatore. Ha "scoperto" una miriade di giovani, li ha fatti crescere e maturare ma ora - dopo sei titoli svizzeri e cinque trionfi in Coppa Spengler - ha deciso di farsi da parte e l'hockey rossocrociato non può che essere triste per questa scelta. Ma chi lo conosce bene assicura che quello del 62enne non è stato un addio all'hockey...

Uno dei giovani che Arno ha "coccolato" e lanciato nell'hockey che conta è stato Marc Aeschlimann (a Davos dal 2010), con il quale abbiamo scambiato qualche chiacchiera.

Marc, come è stata recepita dallo spogliatoio la decisione di Arno?
«Dopo che ci è stata comunicata la decisione, c'era un ambiente un po' strano in spogliatoio. Ad ogni modo noi giocatori dobbiamo prenderla come un'opportunità e concentrarci sul nostro lavoro. Non possiamo fare tanto, se non provare coi nostri mezzi a girare questa situazione sul ghiaccio». 

Come vi è stata comunicata?
«Prima dell'allenamento mattutino sono entrati il presidente e lo stesso Arno e ci è stata spiegata la situazione. Tutto qui, niente di spettacolare».

Cosa rende così speciale Arno Del Curto?
«Non immaginate nemmeno quanta passione metteva tutti i giorni nel suo lavoro. Un personaggio con una grande personalità, con un occhio di riguardo per i giovani e per il loro processo di crescita. Ha dato tantissimo non soltanto al Davos, ma in generale a tutto l'hockey svizzero». 

E a te personalmente cosa ti ha dato?
«Mi ha fatto crescere, dandomi l'occasione di farmi le ossa nel massimo campionato. In un'altra squadra, che punta meno sui giovani, non penso proprio che sarei mai diventato quello che sono oggi. Gli sono grato e sono contento di essere cresciuto sotto di lui». 

Ora per voi giocatori c'è una classifica da abbellire al più presto...
«Bisogna lavorare duro. Lo abbiamo dimostrato, siamo in grado di vincere contro qualsiasi avversario, anche contro le squadre più blasonate. Inoltre dobbiamo assolutamente migliorarci in casa visto che, contando la partita di Coppa di martedì sera, abbiamo perso 10 gare su 11. Lo meritano i nostri tifosi e tutto l'ambiente gialloblù... È dalle vittorie in casa che dobbiamo ripartire...».

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