Appesi i pattini al chiodo, il 45enne studia per prendersi una panchina: «Da giocatore ti devi preoccupare solo di te stesso, non di 25 professionisti. I bianconeri? Una speranza. Prima o poi...»
TURKU (Finlandia) - Una carriera trentennale fatta di oltre 1'500 match, spalmati tra Liiga (e juniores), SHL, NLA, NHL, Norvegia e Asia Liga, è terminata: Petteri Nummelin ha appeso i pattini al classico chiodo.
Il folletto finlandese ha concluso il suo lungo peregrinare a Nikko, in Giappone, dove a 45 anni ha comunque saputo mettere a referto 25 punti nelle 27 partite disputate. Poi si è levato il casco per l'ultima volta.
«Era arrivato il momento giusto, semplicemente questo – ha raccontato proprio Petteri – La passione c'è sempre e fisicamente sto ancora molto bene; per la prima volta mi sono in ogni caso sentito pronto per una nuova avventura. Ci ho pensato qualche giorno e ho deciso».
...di accettare la panchina delle giovanili del TPS Turku.
«In quel club sono cresciuto. Conosco tutto. Era già da un paio di stagioni che mi chiedevano di lavorare con loro ma io rimandavo, rimandavo... L'allenatore è un mio caro amico, aveva bisogno di una mano per guidare i giovani difensori e così ha insistito. E io mi sono deciso».
Il tuo obiettivo è quello di rallentare, e per questo ti “accontenterai” di lavorare con i giovani, o di fare l'head coach?
«Punto ovviamente ad arrivare ad avere in mano una squadra vera. Però, insomma, come tutto nella vita si deve procedere per gradi. Ho ancora molto da imparare prima di sedermi su una panchina. Devo crescere. Da giocatore ti devi preoccupare solo di te stesso, di star bene, di farti trovare pronto. Il nuovo mestiere ti porta invece a occuparti e preoccuparti di 25 professionisti, di badare ai loro problemi e al loro stato d'animo. Non è uno scherzo. Non sarà uno scherzo. Mi toccherà studiare per prepararmi per il nuovo lavoro. Per quello che voglio fare da grande».
Hai girato e giocato tanto. Le due squadre della tua vita sono in ogni caso TPS e Lugano. Cominci con quella di casa, magari prima o poi arriverai anche ai bianconeri.
«Certo, li allenerò l'anno prossimo, aspettatemi – ha aggiunto ridendo Petteri – scherzi a parte, chiunque conosca l'hockey sa cos'è il Lugano. Qualunque coach ha la speranza di poter lavorare a Lugano. Guidare i bianconeri è un obiettivo? Una speranza. Prima o poi...».