Una carezza al "suo" giocatore, una stoccata alla Federazione; come sempre il presidente del Lugano non le ha mandate a dire: «Klasen artista parte di una squadra. In Lega si chiacchiera tanto...»
LUGANO - «Quando ho visto Cristiano Ronaldo farsi male, uscire per infortunio, ho pensato che quello era un segno: che il Portogallo avrebbe vinto l'Europeo. Senza il suo leader la squadra si sarebbe potuta compattare ancora di più. I giocatori, insieme, avrebbero potuto superare le difficoltà e battere la Francia».
E così andò.
La sensazione di Vicky Mantegazza, presidente del Lugano, si rivelò esatta nell'estate di due anni fa quando, effettivamente, i lusitani superarono i galletti in finale e si laurearono campioni continentali.
La stessa sensazione, il numero uno bianconero, l'avrà avuta anche nelle scorse settimane, quando dal “suo” gruppo è uscito Linus Klasen, messo fuori combattimento da un duro intervento di Cam Barker?
«No, a dire il vero – ha raccontato proprio Vicky – ma questo anche perché Ronaldo e Klasen... beh hanno un impatto diverso sul gioco. Linus non è CR7, non risolve da solo le partite come fa invece il portoghese nel Real Madrid o con la sua nazionale. Linus è parte di una squadra».
Dello svedese si può dire tutto fuorché passi inosservato. Su di lui la piazza è divisa. C'è chi lo ama per quel che è, per come si esibisce, per le sue qualità, e chi invece non lo sopporta in quanto poco decisivo. Perché “fa ma potrebbe dare molto di più”.
«Klasen è così, non si deve aggiungere altro. Gioca come sente; è un artista da accettare per quel che è. E poi i punti li colleziona comunque, anche se è certamente più assistman che scorer. Dobbiamo solo leccarci i baffi per la possibilità di averlo qui a Lugano. Un giocatore del genere...».
Ora però Linus è fuori. Piuttosto, come sta?
«Difficile da sapere con esattezza: le commozioni cerebrali sono sempre complicate da definire. La sua è di grado 1, la più tosta: non so dire quando tornerà, anche se ovviamente spero possa rientrare presto».
Lo vedete quotidianamente. Saprete almeno se ci sono stati dei miglioramenti.
«Dei passettini in avanti sicuramente sono stati fatti. Per questo genere di problemi non ci sono tuttavia certezze: non è detto che i miglioramenti siano costanti. Noi, in ogni caso, monitoriamo quotidianamente. Piuttosto, è incredibile che chi lo ha colpito abbia preso solo due giornate di sospensione».
Ritenete la pena sia stata troppo leggera?
«È il messaggio che è passato a essere sbagliato. Finché si continua a tollerarli, a non punirli con la giusta severità, allora interventi come quelli che ha subito Linus continueranno a esserci. Fossero inflitte pene più dure, probabilmente certi giocatori ci penserebbero un po' prima di portare colpi del genere. Soprattutto alla testa».
Il discorso è vecchio. Purtroppo. Ma come club – il Lugano in questo caso, ma in generale tutte le società di LN – non avete modo di farvi valere?
«Le proteste ci sono e sono portate avanti anche dai giocatori. In Lega si chiacchiera tanto ma quando è il momento di prendere decisioni...».