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L'OSPITE"Giulini ha combinato un disastro: è come se avesse buttato una bomba in città, facendo tabula rasa"

04.09.13 - 09:01
Arno Rossini ha biasimato il comportamento del presidente del Bellinzona. "Ora si deve pensare a nuovi progetti, magari unendo le forze nel Sopraceneri. Lo fanno in politica, perché non dovrebbe accadere nel calcio?"
Ti-Press
"Giulini ha combinato un disastro: è come se avesse buttato una bomba in città, facendo tabula rasa"
Arno Rossini ha biasimato il comportamento del presidente del Bellinzona. "Ora si deve pensare a nuovi progetti, magari unendo le forze nel Sopraceneri. Lo fanno in politica, perché non dovrebbe accadere nel calcio?"
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BELLINZONA – Punto e accapo. C'è il tempo per un nuovo ricorso, per qualche giorno ancora di flebile speranza, questo è vero; la storia del Bellinzona, del club glorioso che per 109 anni ha infiammato il Ticino pallonaro, è in ogni modo da considerarsi terminata. Il Pretore, esaurito un enorme serbatoio di pazienza, ha infatti sbattuto le porte in faccia a Gabriele Giulini, diabolico nel perseverare coi propri torti.

La sentenza di fallimento non ha, tuttavia, solo smascherato l’ennesimo bluff dell’imprenditore milanese, ha anche scoperchiato il calderone del rammarico della città. In molti, all’ombra dei castelli, sono a lungo stati accanto al “loro” presidente. Poi però, capita l’antifona, hanno alzato le mani e si sono arresi davanti a una realtà tristissima.

“Quanto accaduto è un dramma per la piazza bellinzonese – ha sottolineato Arno Rossini – la fine, scontata, e la lunga agonia hanno infatti gettato nello sconforto i molti tifosi granata. Ma sapete quanti seguivano il club da decenni?”.

Sostenitori storici ce ne saranno parecchi…
“Ora non è rimasto più nulla. È come se, con il suo comportamento assurdo e le sue scelte dissennate, Giulini avesse buttato una bomba in città, facendo tabula rasa”.

Da zero, ecco da dove si deve ripartire.
“Con il calcio è difficile guadagnare; con una programmazione adeguata si può, in ogni caso, provare a mettere in piedi una società sana e autosufficiente. Partendo da questi presupposti si può pensare al futuro. Si devono scegliere gli uomini giusti, possibilmente della zona, e provare a costruire con lungimiranza”.

Per dare il la a un progetto del genere serve tanta passione.
“Servono uomini competenti, che adorano il pallone. Non, come accaduto negli ultimi anni, personaggi che antepongono i propri interessi a quelli del club. Così si va a fondo. Attorno a Giulini ho visto persone che poco c’entrano con il nostro calcio. E così si spiega il crollo di tutto. L’imprenditore milanese, mi pare, ha messo milioni nelle sue stagioni in granata. Però non è riuscito a ottenere risultati. Anzi, ha preso la squadra in Europa League e l’ha portata in Quinta lega. Ditemi voi”.

E da lì dovrà ricominciare la risalita.
“Ma no, ma voi vi immaginate il Bellinzona in Quinta lega? Non è la soluzione. A questo punto, approfittando dello scempio consumato e dal fatto che si deve ricominciare da zero, si deve avere il coraggio di cambiare strada”.

Per andare verso dove, verso quale direzione?
“Un'unica società che abbracci tutto il Sopraceneri”.

Ancora l’unione delle forze? I tifosi hanno più volte manifestato contro questa idea. C’è sempre quella storia del campanilismo…
“È inutile pensare a breve termine. Si deve essere lungimiranti. Quanto pensate possano reggere il Locarno, in piedi solo per i Gilardi o il Biasca? Unendo le forze si potrebbe invece costituire un polo sportivo importante e attraente”.

E dove si potrebbe giocare?
“A Bellinzona, a Locarno o anche da altre parti. Si potrebbe – ha aggiunto Rossini - per esempio, anche portare avanti il progetto stadio di Arbedo-Castione. Certo, non una struttura enorme come quella che voleva fare Giulini. Il problema non è certo il “dove”. Se persone competenti si impegnassero si potrebbe, sempre rispettando la storia, ricominciare in fretta e molto bene. Lo fanno in politica, stanno parlando della grande Bellinzona o della grande Locarno, non vedo perché non ci si potrebbe riuscire nel pallone. E poi pensate alla Juventus in Italia, giusto per fare un esempio. Dopo calciopoli era a terra. Poi, in cinque anni, si è costruita il suo stadio, ha portato avanti un progetto serio – con qualche intoppo – e ora è un esempio per tutti gli altri club della Penisola. I bianconeri hanno toccato il fondo e sono ripartiti. Il Bellinzona, insieme con tutto il Sopraceneri, ha nel suo piccolo la qualità, la passione e le possibilità per fare lo stesso”.

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