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MILANO«UEFA e FIFA tutelano il calcio? È falso, deve essere chiaro»

27.04.21 - 07:30
Maurizio Pistocchi: «Ceferin? Un manager non dovrebbe farsi travolgere dalle emozioni».
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«UEFA e FIFA tutelano il calcio? È falso, deve essere chiaro»
Maurizio Pistocchi: «Ceferin? Un manager non dovrebbe farsi travolgere dalle emozioni».
«Con una strategia di comunicazione diversa la posizione dei Club Fondatori sarebbe stata blindata».
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MILANO - Il comportamento altalenante di Boris Johnson, prima favorevole al progetto e poi in pressione sul governo degli Emirati Arabi per spingere i proprietari del City a fare retromarcia. Il passo indietro in extremis del PSG, la cui proprietà qatariota ancora deve più di un favore alla FIFA per il Mondiale 2022. I giochi di potere nella famiglia Agnelli, con Alessandro Nasi - possibile nuovo presidente della Juventus - di casa in quella JP Morgan pronta a finanziare la “nuova era”. Il rapido affondamento dell’ambiziosa Superlega ha di sicuro fatto felice chi vive di teorie del complotto. Riuscire a spiegare davvero cosa sia successo in 48 ore convulsissime è infatti esercizio difficile: qualche “tassello mancante” sembra esserci. Possibile, per esempio, che con le loro corti di esperti superpagati Florentino Perez, Andrea Agnelli e tutti gli altri si siano imbarcati in un progetto tanto arruffato? Possibile che a nessuno sia venuto il dubbio che le falle avrebbero portato all’inabissamento?

«Si possono tirare in ballo molti aspetti della vicenda - ci ha raccontato Maurizio Pistocchi - ma alla fine credo che fatale sia stato, per i Fondatori, trascurare marketing e comunicazione. Hanno esaminato attentamente gli aspetti formali e legali del loro prodotto, studiando i regolamenti UE, e hanno pensato all’organizzazione e stabilito la divisione degli introiti. Se però poi non riesci a far passare il messaggio…».

Un comunicato dopo mezzanotte, non sostenuto da un sito all’altezza o da una massiccia campagna di informazione…
«Esatto. Immagino che, invece, ci fosse stata una presentazione in pompa magna con tutti i protagonisti, o anche in contemporanea da diverse sedi, l’impatto sarebbe stato diverso». 

Più che altro, i Fondatori sono stati accusati di voler accantonare la meritocrazia.
«Tutti gli oppositori, la UEFA e la FIFA, le leghe, i club rimasti fuori, i tifosi, hanno cavalcato la questione. In realtà anche in questo caso sarebbero bastati una strategia di comunicazione differente e qualche piccola modifica e il risultato sarebbe stato totalmente diverso. Al posto di proporre la Superlega come un torneo garantito per quindici squadre e a invito per le rimanenti cinque, avrebbero potuto allargare il numero di partecipanti a 24 e basarsi sul ranking UEFA per club. Tra le migliori di quella classifica ci sono praticamente tutti i Fondatori, che sarebbero stati così al di sopra di ogni sospetto. “Volete la meritocrazia? Così è garantita: il 30 maggio di ogni anno, alla fine dei campionati, si sa chi partecipa all’edizione successiva”, avrebbero potuto dire. La loro posizione sarebbe stata inattaccabile. Blindata. Avrebbero ottenuto il loro scopo».

Sta tutto lì? Nel dare la possibilità a Davide di battere Golia?
«C’è un’altra problematica di cui nessuno ha parlato. Secondo mie informazioni, c’era la reale intenzione dei club di finire con il disputare le partite di Superlega il sabato e la domenica».

La comunicazione parlava di torneo infrasettimanale.
«L’idea era quella ma, tra diritti e vincoli vari, la UEFA ha garantita l’“occupazione” degli spazi televisivi di martedì, mercoledì e giovedì. Riuscire a disputare la nuova competizione in quelle finestre non era affatto scontato. E in quel caso i Fondatori avrebbero spinto per sfidarsi nei fine settimana, causando di fatto la morte dei vari campionati. Così è spiegata la forte reazione di tutte le leghe nazionali - sempre in prima fila nelle proteste - che altrimenti non avrebbero avuto troppi fastidi dalla Superlega». 

Si arriva ai giorni nostri, alle minacce di Ceferin, alle urla dalle varie leghe e al temporeggiare di qualcuno dei Fondatori.
«La UEFA e la FIFA sono state dipinte come le “buone” della situazione in quanto tutelatrici dei veri valori del calcio. In realtà questo non accade. È falso. Deve essere chiaro. Ora siamo al braccio di ferro tra Ceferin e i dissidenti, un muro contro muro che potrebbe avere effetti devastanti. Io credo che la situazione potrà risolversi solo se tutti avranno l’intelligenza di fare un passo indietro». 

Un accordo?
«Per forza, magari modificando il formato della nuova Champions League, che a me sembra piuttosto farraginoso».

Arrivando magari a qualcosa di ibrido tra la Superlega e la Champions?
«Per esempio. Se dovessi dire… mi immagino una competizione per ventiquattro squadre, non a inviti ma che punti sulla meritocrazia. E come abbiamo visto, comunque le big finirebbero con l’esserci sempre. Poi dietro a questa eccellenza si potrebbe pensare a un’Europa League allargata capace di coinvolgere molte società in tutto il continente».

Progetti del genere avranno difficilmente come architetto il duo Ceferin-Agnelli.
«Dopo quanto accaduto faccio fatica a immaginare una collaborazione tra i due, anche se il numero uno del calcio europeo, da manager, avrebbe fin qui dovuto - e dovrebbe in futuro - mantenersi freddo, non lasciarsi travolgere dalle emozioni. Le questioni personali non dovrebbero entrare nella vicenda. Per quanto riguarda Andrea Agnelli: era nel board UEFA e tramava contro la UEFA, era presidente dell’ECA e lavorava per i suoi interessi personali, in FIGC si è mosso per stoppare l’affare con i fondi di investimento... A livello di immagine è uscito distrutto dalla vicenda. Non conosco le dinamiche degli Agnelli e quindi non posso dire cosa succederà, se sarà confermato alla guida della Juventus o se John Elkann deciderà di sostituirlo. Questo è un discorso complesso anche perché, insieme con la madre, Andrea è il secondo azionista (all’11,85%) della Giovanni Agnelli BV, ovvero la cassaforte di famiglia. Di certo è difficile pensarlo ancora rapportarsi con gli organismi del pallone nazionale e internazionale».

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COMMENTI
 

Ti-72 3 anni fa su tio
se la fifa imponesse il salary cap(tetto salariale) per i giocatori di calcio forse le squadre non avrebbero problemi economici come ora ed anche i giocatori saprebbero che anche volendo piu di quello non possono pretendere!
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