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CICLISMOVingegaard-Pogacar, rivali “perfetti” e impavidi

25.07.22 - 21:33
Vingegaard ha messo la sua firma sul Tour più veloce di sempre. Con Pogacar è stato un duello "sano" e avvincente.
keystone-sda.ch (GUILLAUME HORCAJUELO)
Vingegaard-Pogacar, rivali “perfetti” e impavidi
Vingegaard ha messo la sua firma sul Tour più veloce di sempre. Con Pogacar è stato un duello "sano" e avvincente.
Difficile congedarsi dalla Grande Boucle numero 109, che ci ha fatto divertire ed entusiasmare anche grazie all'extraterrestre Van Aert.
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PARIGI - «È stato uno spettacolo, il Tour più bello e avvincente da molti anni a questa parte», in tanti l‘hanno pensato, detto e scritto in questi giorni, prima e dopo l’ultimo tramonto sui Campi Elisi e l’incoronazione di Jonas Vingegaard. Partita da Copenaghen l’1. luglio, la Grande Boucle si è chiusa dopo 3¦353,4 km con un danese in trionfo, come fosse un segno del destino già scritto tra le stelle. L’unica grande assente di questo fantastico viaggio è stata la noia, per una corsa che ha saputo divertire a suon di attacchi e colpi di scena.

Oltre alle prodezze di Wout Van Aert, vero extraterrestre capace di prendersi 3 tappe e la maglia verde, nonché ricoprire un ruolo fondamentale nell'apoteosi della corazzata Jumbo-Visma, l’edizione numero 109 del Tour ci lascia negli occhi il duello memorabile tra due rivali “perfetti” come Vingegaard (25 anni) e Pogacar, 23enne che andava a caccia del terzo successo filato e non ha mai mollato.

C’è anche chi ha criticato lo sloveno - “reo” di non risparmiarsi, rispondere a ogni scatto e attaccare senza tanti tatticismi -, ma per gli appassionati è stato il massimo vedere due avversari così genuini e impavidi. Alla fine, con merito, ha vinto il danese, ragazzo umile che si ispira a Contador e che, prima di diventare un asso del ciclismo, ha lavorato al porto di Hanstholm in una fabbrica che si occupava di conservazione del pesce. Chapeau ad entrambi e corona a Jonas che con due poderose spallate - Col du Granon e Hautacam - ha detronizzato il corridore della UAE, cambiando un finale che, alla vigilia e dopo la prima parte del Tour, sembrava già scritto. 

Tra tutte queste emozioni c’è stato anche il tempo per un gesto di fair-play che ha fatto ben presto il giro del mondo, quando la maglia gialla ha aspettato Tadej dopo la caduta nella discesa del Col de Spandelles. Difficile definirli amici, ma la successiva stretta di mano ha ribadito l’enorme rispetto e la stima reciproca tra i due, per una rivalità sana che ci proietta anche più il là... «Questa sconfitta mi dà ancora più motivazioni, tornerò di nuovo per vincere», ha assicurato Pogacar, lanciando già la sfida per la prossima edizione, che partirà da Bilbao con le prime tre tappe nei Paesi Baschi.

Alcune cifre curiose legate al Tour de France 2022:

42,102: Con l’impressionante media complessiva di 42,102 km/h, quello appena andato agli archivi è diventato il Tour più veloce di sempre. Il precedente primato di 41,654 km/h risaliva al 2005, ultimo vinto (poi revocato) da Lance Armstrong.

135: Sono i corridori che hanno portato a termine la Grande Boucle 2022. Mai così pochi dal 2000 ad oggi. Al via erano 176 e, dei 41 ritiri, 17 sono stati imposti dal Covid (tra questi quello del 4 volte vincitore Chris Froome).

173: Il punto più alto di Hillerslev, paese dal quale proviene Vingegaard, è ad appena 173 metri sopra il livello del mare. Eppure il danese, abituato a lottare soprattutto contro il vento, è diventato uno scalatore formidabile.

26: Sono gli anni che erano trascorsi dall’ultimo trionfo danese al Tour. Era il 1996, quando l'allora 32enne Bjarne Riis scrisse il proprio nome nell’albo d'oro della Grande Boucle.

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