Australian Open vietato ai no-vax, Djokovic rischia di stare a casa
Djokovic fermo? Niente record di Slam.
MELBOURNE - Novak Djokovic è vicino a staccare Roger Federer e Rafa Nadal e a diventare il tennista con più Slam in bacheca? Vero. Il “sorpasso” del serbo su svizzero e spagnolo - se avverrà - potrebbe però non essere imminente. Fallita l’occasione di sprintare negli US Open, nei quali si è fatto sorprendere in finale da Medvedev, Nole potrebbe infatti dover passare la mano pure nei suoi amatissimi Australian Open.
Le autorità dello stato di Victoria, che ha come capitale Melbourne - ovvero la città che ospita il primo Major dell’anno - hanno infatti deciso di imporre l’obbligo vaccinale a tutti quelli che hanno intenzione di entrare nel loro territorio. Il Premier Dan Andrews ha anche dato tempistiche precise, indicando rispettivamente il 15 ottobre e il 26 novembre come date limite per la ricezione delle due dosi di vaccino.
Il provvedimento riguarda viaggiatori ma anche lavoratori. E tra gli impieghi soggetti alla restrizione ci sono quelli di “sportivi professionisti o ad alte prestazioni, lavoratori che si occupano della gestione della sicurezza dello sport professionistico e personale dei media impegnato nella trasmissione dello sport professionistico”.
Il blocco ha già creato malumore negli altri sport nazionali australiani - con i giocatori e i club di football, calcio, cricket, rugby e basket messi davanti a una scelta drastica - ma è stato accolto con felicità da molti di quelli che queste leghe le gestiscono. Gillon McLachlan, numero uno del football, si è infatti schierato dalla parte di Andrews. «Se vogliamo riprenderci la nostra vita dobbiamo essere vaccinati».
Per quanto riguarda il tennis, invece, l’ATP e gli organizzatori dello Slam ancora sperano di salvarsi in corner ottenendo una deroga. Senza quella non potrebbero inserire nel tabellone degli Australian Open 2022 alcun tennista non vaccinato, compreso il numero uno al mondo Djokovic (che non potrebbe così provare ad allungare il suo record aussie). La soluzione, per i professionisti della racchetta, potrebbe essere la garanzia di un ingresso nel territorio accettando però di vivere in “bolle” ancor più severe e controllate rispetto a quelle vissute in giro per il mondo nei tornei svolti dal 2020 in avanti. E anche questa eventualità non fa impazzire i campioni, che a quel punto potrebbero scegliere “spontaneamente” di non prendere un volo per l’Australia.