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STEFANO DIASAlla fine dei sogni c’è sempre il duro risveglio?

30.08.23 - 11:09
Stefano Dias, candidato al Consiglio Nazionale, Verdi liberali.
Stefano Dias
Alla fine dei sogni c’è sempre il duro risveglio?
Stefano Dias, candidato al Consiglio Nazionale, Verdi liberali.

Ci siamo! Siamo all’inizio dell’ennesima campagna elettorale e dopo alcune settimane di piacevoli sogni, il 22 ottobre ci sveglieremo con una nuova legislatura e dieci nuovi rappresentati del Ticino in quel di Berna. Durante le mie vacanze estive mi sono preso del tempo per me stesso, del tempo con la mia famiglia e questo mi ha aiutato a comprendere meglio il libro che avevo appena finito di leggere, un libro che consiglio a tutti voi. Si chiama Il secolo della solitudine di Noreena Hertz. Il XXI secolo è il secolo della solitudine, un male sottile che si è insinuato dentro di noi e ha permeato ogni aspetto della nostra società. È la solitudine strutturale creata dalla nostra società, che ci spinge a pensare solo a noi stessi e a vedere gli altri come concorrenti o nemici, che si tratti di colleghi, partiti politici o altro. È l’isolamento provato dalle persone che si sentono trascurate e tradite dai propri rappresentanti politici e dallo stato, al punto di lasciarsi sedurre dal richiamo del populismo facile e dei partiti politici agli estremi degli schieramenti. È pure il mondo parallelo e incontrollato dei social network, dove l’io si occulta dietro una maschera e dove tutto vale per sfogarsi a volontà. È l’emarginazione sul posto di lavoro, dove il lavoratore si percepisce come un ingranaggio insignificante perché manca la comunità. È la solitudine speciale delle città, dove possiamo ordinare centinaia di menu in consegna a domicilio ma non sappiamo il nome del nostro vicino di casa. Ora per alcune settimane la solitudine di tutti voi sarà compiaciuta dai 256 candidati spalmati su 33 liste che tenteranno di farvi sognare, prima del risveglio del 22 ottobre.

Ma io sono una persona positiva e sono uno dei 256 candidati, ma quello che vorrei fare con voi non si tratta di un sogno, ma di un graduale risveglio. Infatti, nell’antica Grecia Pericle definiva la politica l’arte di vivere insieme. Ecco, questa è la visione che porto con me in questa campagna elettorale. Non voglio alimentare sogni irrealistici o promesse vuote, ma desidero promuovere un reale risveglio collettivo, una rinascita della coscienza sociale e politica. Il libro che ho menzionato, "Il secolo della solitudine", offre un'analisi profonda di come la solitudine abbia infiltrato la nostra vita moderna. Tuttavia, non voglio che questa solitudine sia la protagonista della nostra storia politica. Voglio contrastarla con la forza dell'unità e della cooperazione. Per fare ciò, ho deciso di candidarmi, non solo come rappresentante del Ticino a Berna, ma come un cittadino desideroso di costruire ponti tra le persone, di ricostruire il senso di comunità che sembra essersi sciolto.

La politica, come Pericle affermava, è l'arte di vivere insieme nella città. Questa definizione risuona ancora oggi con una verità universale. La politica non dovrebbe dividerci o alimentare rivalità distruttive, ma dovrebbe essere lo strumento attraverso cui realizziamo il bene comune. Il mio obiettivo è promuovere un'agenda politica che favorisca progetti concreti attraverso la collaborazione, il dialogo e la comprensione reciproca. Mi rendo conto che non sarà un percorso facile. Le tentazioni dell'estremismo e del populismo sono forti, e il cammino verso un risveglio collettivo richiederà sforzo, dedizione e pazienza. Ma sono convinto che possiamo farcela. Possiamo invertire la tendenza della solitudine strutturale e costruire una società in cui ognuno si senta parte di qualcosa di più grande, in cui ciò che ci unisce sia più forte di ciò che ci divide.

In queste settimane di campagna elettorale, vi invito a riflettere su come possiamo superare la solitudine, non solo a livello personale, ma anche come società. Invito ciascuno di voi a considerare il potenziale di un impegno politico che metta in primo piano l'empatia, la responsabilità e la ricerca di soluzioni condivise. Il 22 ottobre, quando ci sveglieremo con i risultati delle elezioni, spero che non ci troveremo di fronte a un'ulteriore conferma della solitudine strutturale, ma a un inizio di cambiamento. Sono fiducioso che possiamo rendere il XXI secolo non solo il secolo della solitudine, ma anche il secolo della riscoperta della comunità, della solidarietà e del progresso condiviso. Il mio impegno è per un futuro in cui la politica ci unisca anziché dividerci, in cui possiamo guardare al nostro vicino di casa e sapere il suo nome, in cui il nostro sogno collettivo sia quello di costruire una società migliore per tutti. È un risveglio che non può aspettare, ed è un viaggio che voglio intraprendere con ciascuno di voi per dimostrare che la politica può essere l'arte di vivere insieme, proprio come sosteneva Pericle.

 

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