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L'OSPITEQual è il ruolo dello Stato nella difesa ambientale?

04.03.19 - 22:11
Francesco Rinaldi, Candidato del PS al Gran Consiglio nr. 42
Qual è il ruolo dello Stato nella difesa ambientale?
Francesco Rinaldi, Candidato del PS al Gran Consiglio nr. 42

Lungi dal voler proporre ricette assolute, vorrei qui esporre una serie di riflessioni personali su come anche noi, come singoli cittadini, possiamo contribuire per migliorare l’ambiente. È ormai da decenni che si discute, a livello mondiale, su come affrontare l’inquinamento e i suoi effetti deleteri.
Si pensi al riscaldamento globale, primariamente imputato all’aumento di anidride carbonica proveniente dalla combustione delle fonti fossili di energia. I primi effetti sono già evidenti: si pensi alle temperature medie stagionali in rialzo nel nostro paese, si pensi alla ridistribuzione mondiale delle precipitazioni, si pensi alla riduzione delle dimensioni dei ghiacciai. In quest’ottica la recente bocciatura a livello federale di una riduzione delle emissioni di CO 2 desta non poche perplessità.
Non è inoltre pensabile che, riducendo le entrate della confederazione, sia possibile avviare una politica efficace mirante ad una progressiva diminuzione dei gas serra. È necessario che la confederazione abbia le risorse finanziarie adeguate che permettano di investire in nuove infrastrutture e tecnologie per meglio sfruttare le caratteristiche geografiche del nostro paese. Se è vero che la Svizzera ha già svariati impianti idroelettrici, è anche vero che altre fonti di energia rinnovabili possano (e debbano) essere ampliati. Mi sto qui riferendo all’eolico e al fotovoltaico. La confederazione dovrebbe qui investire ulteriormente nella ricerca, al fine di rendere queste fonti di energia più efficienti. Senza un serio programma di investimenti statali, che indirizzi la ricerca nei settori chiave, è impensabile che ci arrivi il privato, che è necessariamente legato ad una logica di guadagno immediato. Ma il problema in Svizzera è ancora più grande. Avendo votato l’eliminazione graduale delle centrali nucleari, in previsione di un aumento dell’automazione in numerosi settori, e quindi dei consumi elettrici, quanto sensata era la bocciatura della proposta di costruire un parco eolico sul Gottardo? Il problema dell’inquinamento ha di recente sollevato ulteriori aspetti, come le polveri fini e le microplastiche. La dimostrazione dei giovani a Bellinzona il 2 febbraio scorso, mostra come le nuove generazioni siano sensibili a queste tematiche, anche perché sono coloro che dovranno vivere su questo pianeta dopo di noi. Considerato l’interesse mostrato, sarebbe interessante affrontare il dibattito sull’inquinamento già a livello della scuola dell’obbligo, magari invitando esperti del settore o membri delle associazioni ambientali a tenere delle giornate di sensibilizzazione per gli allievi, suggerendo stili di vita alternativi, ma più rispettosi dell’ambiente. La Svizzera è un piccolo paese e senza una collaborazione internazionale sarà difficile ottenere dei risultati concreti. È però anche vero che l’inquinamento non ha confini. Il nostro paese ha già fatto molto per la salvaguardia dell’ambiente. E se è vero che queste proposte, considerate le esigue dimensioni della Svizzera, possano sembrare delle minuscole gocce d’acqua in un oceano sconfinato, è anche vero che l’oceano altro non è che un insieme di piccole gocce.

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