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L'OSPITEPer un Ticino più svizzero

28.02.19 - 12:15
Alessandra Gianella, granconsigliera Plr
Per un Ticino più svizzero
Alessandra Gianella, granconsigliera Plr

Un’occhiata ai giornali basta per rendersi conto che per trovare lavoro oggi in Ticino la conoscenza del tedesco è un criterio decisivo, che è esplicitamente citato in un numero crescente di offerte di lavoro. Si tratta della prima lingua nazionale svizzera e della più parlata nel mondo del lavoro, questo lo sappiamo fin da bambini; in questo momento economico e storico, però, a questo dato di fatto si aggiungono alcune tendenze che sarebbe miope ignorare. Il Ticino economico sta infatti rivolgendo lo sguardo sempre più a nord del San Gottardo; non si tratta solo dell’apertura di AlpTransit, che ci avvicina al nord delle Alpi, ma anche di passi concreti come l’adesione del nostro Cantone alla Greater Zurich Area.

Il resto della Svizzera non è mai stato così vicino: se ne sono accorti perfino in Lombardia, dove molte aziende stanno pensando di aprire filiali a Lucerna e dintorni. Sarebbe poco lungimirante da parte nostra non cogliere questa opportunità, creando a nostra volta collaborazioni vantaggiose. Per ottenere questo risultato, tuttavia, non possiamo illuderci che basti iniziare a studiare il tedesco in seconda media, un solo anno prima di passare già dal bivio obbligato dei «livelli» senza ancora avere avuto il tempo di memorizzare «die, der, das». Non ci sono dubbi sul fatto che tre anni di tedesco nella scuola obbligatoria non sono sufficienti per dare a tutti i giovani ticinesi un bagaglio linguistico sufficiente per lanciarsi, in modo più o meno solido, verso una formazione secondaria o un apprendistato orientato anche verso la Svizzera interna.

Sappiamo benissimo che noi ticinesi abbiamo, nella concorrenza confederale, il vantaggio competitivo di parlare più lingue; una peculiarità che, del resto, è sempre apprezzata dai nostri cugini d’oltralpe. C’è tuttavia da dire che un numero crescente di universitari hanno difficoltà con questa lingua, al punto da, in alcuni casi, iscriversi all’Università in Svizzera francese proprio per evitare il pericolo di perdere il primo anno di studi a causa di problemi linguistici. Fra chi non segue un curriculum di studi terziario, poi, anche il calo della partecipazione al servizio militare elimina quella che è spesso l’unica occasione di immergersi nella lingua tedesca.

In questo contesto si inserisce la nostra proposta – appoggiata anche da parlamentari di altri partiti – di potenziare e anticipare l’insegnamento del tedesco nelle nostre scuole. Mostrandosi incapace di capire le reali esigenze dei giovani e con poca lungimiranza, il Consiglio di Stato si è opposto, senza proporre soluzioni alternative. Di fronte a questo immobilismo abbiamo quindi proposto cinque passi concreti per provare a cambiare qualcosa: un atto dovuto nei confronti di chi si confronta con barriere linguistiche che oggi appaiono insormontabili.

Mentre raccoglievamo le firme per la petizione, diverse persone – soprattutto genitori – hanno condiviso i loro pensieri con noi, favorevoli o critici. Ci siamo resi conto di avere sollevato una discussione significativa, perciò continueremo a batterci per offrire a tutti i ticinesi una formazione solida, che ci posizioni sulla stessa linea di partenza sulla quale si trovano i ragazzi e le ragazze del resto della Svizzera.

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