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OspiteTeniamoci stretto il Parco nazionale del Locarnese

02.06.18 - 17:22
Elia Frapolli
Tipress
Teniamoci stretto il Parco nazionale del Locarnese
Elia Frapolli

Anche nel turismo, come in altri settori dell’economia, vale la legge della domanda e dell’offerta.
Sopravvive sul mercato chi è più bravo a offrire quello che i turisti cercano. E la vera sfida non è inseguire i cambiamenti, ma anticipare la domanda per dare vita a un prodotto moderno e concorrenziale.
Il turismo esperienziale è un fenomeno recente. Si tratta di proposte di viaggio che offrono la possibilità di vivere esperienze partecipative uniche e irripetibili dove al centro c’è la persona.

Il fattore umano, costituito da uomini e donne con le loro usanze e abitudini secolari, attrae i visitatori di oggi più dei monumenti o delle grandi attrattive di massa. In Ticino c’è qualcuno che ha anticipato questa tendenza già parecchi anni orsono: i promotori del progetto di parco nazionale del Locarnese. Il territorio che va dal Lago Maggiore fino a Bosco Gurin, con al centro le Centovalli e la Valle Onsernone, ha visto fiorire nell’ultimo decennio una miriade di iniziative turistiche encomiabili. Progetti nati dal basso, dal coinvolgimento diretto della popolazione oltre che dei patriziati e delle “Pro”, con un obiettivo comune: esaltare le tradizioni e le peculiarità più autentiche del territorio.

Il trekking dei fiori, ad esempio, è stato lanciato già 5 anni orsono. Un percorso che permette di vivere la diversità del territorio e di incontrare le comunità locali nei villaggi e sugli alpeggi. Anche i tour guidati con la popolazione locale a Brissago e Ronco rispondono pienamente alle richieste del turista moderno. I giornalisti provenienti da tutto il mondo che abbiamo ospitato negli ultimi anni hanno lodato nei loro articoli e servizi televisivi molte di queste iniziative: dalla possibilità di lavorare la paglia offerta da Pagliarte alla produzione della farina bona (alla quale si può assistere) fino alla possibilità di pernottare in gioielli storici come Villa Edera o Palazzo Gamboni.

Ne ho citate solo alcune. In realtà sono ben 153 le iniziative già realizzate sul territorio e inserite all’interno del Parco nazionale del Locarnese sostenuto da Comuni, patriziati, enti e realtà private.
Iniziative che hanno contribuito e contribuiranno a generare un turismo di qualità. Non stiamo parlando di grandi flussi turistici, ma di un pubblico di nicchia rispettoso dell’ambiente e delle sue tradizioni. Senza dimenticare il servizio reso alla popolazione locale e alle nostre scuole. I prodotti sono stati sviluppati anche in un’ottica regionale, per contribuire a far conoscere a noi tutti la storia e le ricchezze di un territorio unico.

Vi sono, naturalmente, altre importanti ragioni da menzionare a sostengo del progetto di Parco nazionale del Locarnese. Il “contratto” con la popolazione è a tempo determinato. Dopo 10 anni dal “sì” la popolazione sarà richiamata alle urne per rinnovare l’adesione del proprio Comune. Una sorta di “soddisfatti o rimborsati”, dunque. In secondo luogo, vi è da citare il sostegno all’economia.
Oltre ad accrescere l’immagine turistica della regione, secondo le stime il Parco nazionale potrà generare 250/300 milioni di franchi di indotto nei prossimi 10 anni con la creazione di circa 200 posti di lavoro diretti e indiretti.

Teniamocelo stretto, il nostro Parco.

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