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L'OSPITESwissness: quando la protezione è controproducente

09.09.15 - 06:00
Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti
Swissness: quando la protezione è controproducente
Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

Qualche giorno fa il Consiglio federale ha pubblicato le ordinanze esecutive del progetto denominato “Swissness”, oggetto di accese discussioni da diversi anni. Finalmente, verrebbe da dire. Mica tanto, dico io. E i motivi sono numerosi per avere fondati dubbi sull’efficacia di quanto pensato a Berna, se non addirittura timori per gli effetti negativi sull’economia.
Nessuno ha mai discusso né discute il principio generale che ha portato ad adottare la revisione della legge federale sulla protezione dei marchi, cioè una migliore tutela delle aziende svizzere e dell’immagine elvetica all’estero. Essendo numerosi gli abusi dello “Swiss Made” con l’utilizzo a sproposito dei vari emblemi svizzeri per promuovere prodotti e servizi che nulla hanno a che vedere con il nostro paese, è giusto pensare di tutelare chi invece valorizza il nostro sistema economico con prodotti di qualità. Ma da subito abbiamo attirato l’attenzione sul fatto che, analogamente a quanto avviene quando si somministra la morfina per un raffreddore, un eccesso di regolamentazione avrebbe causato effetti diametralmente opposti a quelli ricercati. Con un sistema troppo complesso, pesante, di chiara matrice burocratica, non armonizzato con le regole dell’origine svizzera secondo i dettami della legislazione doganale non si aiuta l’economia svizzera. Eppure è proprio questo che è stato partorito, in barba alle numerose posizioni negative espresse proprio dalle aziende e dai settori che si vorrebbero proteggere (eccezion fatta per i contadini e il settore orologiero, che disponendo quest’ultimo di un’ordinanza specifica può muoversi con maggiore agio). Non a caso il mondo industriale, e in particolare quello legato al settore alimentare, è insorto e ci troviamo nella situazione paradossale che le ordinanze appena pubblicate potrebbero essere bloccate da una proposta della Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale, che chiede il congelamento dell’intero progetto “Swissness” causa manifesta inadeguatezza delle nuove basi legali. Anni di confronti, malcelato e ingiustificato entusiasmo da parte di alcuni, spaccature fra settori economici non sono serviti a frenare gli ardori dell’Istituto federale della proprietà intellettuale, che poco ha ascoltato il mondo delle imprese. E il Consiglio federale, rimasto sottocoperta fino a qualche settimana fa, è uscito precipitosamente con le ordinanze perché impaurito dal suddetto atto parlamentare che sarà discusso dal Consiglio nazionale, cercando quindi di ostacolarlo con questa mossa a sorpresa. Facendosi magari forte anche di un sondaggio pubblicato qualche settimana fa, in cui pomposamente si affermava che (vado a memoria) l’80% della popolazione svizzera è favorevole al rafforzamento del “Made in Switzerland”. E ci mancherebbe altro! Strano che non sia risultato il 100% perché si tratta di un elemento strategico importante per le nostre aziende. Il problema è che essere favorevoli al principio del rafforzamento della protezione dei prodotti elvetici, non significa ancora essere favorevoli a QUESTA protezione prevista in concreto dalle nuove basi legali. Sono due cose ben diverse. In tempi di difficoltà per le aziende svizzere nel contesto internazionale, per i motivi ben noti a tutti, è paradossale che lo Stato ci si metta pure lui rincarando la dose con ulteriori pesantezze burocratiche che oltretutto hanno l’effetto di togliere la possibilità di fregiarsi dello “Swiss Made” ad aziende storiche del nostro paese, Knorr e Nestlé tanto per citarne alcune. Ulteriore e doloroso esempio di come una buona idea e un principio giusto possano essere trasformati in un mostro burocratico quasi kafkiano, con buona pace degli interessi da proteggere. Va detto che si tratta di prime impressioni dopo una rapida lettura di quanto pubblicato qualche giorno fa dal Consiglio federale, ma il risultato non appare troppo dissimile da quanto già chiaramente criticato in sede di procedura di consultazione. Vi è ragione di temere che gli approfondimenti confermeranno tutte le impressioni negative. Avremo occasione di discuterne direttamente con le aziende in occasione di un evento informativo speciale il prossimo 8 ottobre.

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