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CONCEPT CARUna “Lampo” ticinese attraversa il Salone di Ginevra

03.03.09 - 11:14
In mostra a Ginevra l’auto elettrica “da un milione di euro” nata per dare una scossa ai politici svizzeri
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Una “Lampo” ticinese attraversa il Salone di Ginevra
In mostra a Ginevra l’auto elettrica “da un milione di euro” nata per dare una scossa ai politici svizzeri

LUGANO – Un’auto creata per dare emozioni, per essere sexy e per ridisegnare l’immagine dell’automobile elettrica, troppo spesso immaginata come una vettura essenziale ed urbana, risultando ben poco attraente. Questa è Lampo, la vettura ideata, progettata e creata dalla Protoscar SA di Rovio che si è ritagliata uno spazio importante al Salone di Ginevra che apre oggi le proprie porte ai media in attesa di accogliere migliaia di appassionati dal 5 al 15 marzo. Una vettura elettrica ad impatto zero che, come ci ha spiegato il direttore Marco Piffaretti, ha pure il compito di smuovere il mondo politico.

Signor Piffaretti, Rovio è una piccola realtà capace però di proporre un centro di sviluppo e progettazione di livello mondiale?
“Da quando esistono i computer non è più necessario che il centro di progettazione sia accanto alla casa costruttrice e si può lavorare anche in luoghi decentrati. La domanda che ci siamo fatti è stata ‘perché andare in una zona industriale quando abbiamo la possibilità di stare a Rovio dove inoltre la qualità della vita è molto elevata?’”.

Come è nata l’idea di fondare la Protoscar?
“Ventidue anni fa, quando è stata costituita, io ero ancora uno studente e partecipavo alle gare per auto elettriche alimentate con i pannelli fotovoltaici. Da questa competizione che si chiamava ‘Tour de Sol’ che era essenzialmente un hobby è nata una professione ed un’attività che offriamo alle case automobilistiche. Oggi lavoriamo per Merceses, General Motors, Nissan e per altre ancora”.

E qual è l’idea che sta alla base del vostro lavoro?
“La nostra attività è simile a quella degli architetti Minergie che costruiscono edifici ecologici. Noi facciamo altrettanto nel mondo dell’auto riuscendo a creare un’auto ad impatto zero. Se per caricare l’auto che abbiamo creato la collegassimo alla presa della rete elettrica svizzera le emissioni sarebbero di soli 7 gr di CO2 per chilometro contro i 150-200 gr per chilometro di un automobile a benzina. L’impianto che produce l’energia elettrica per la Lampo è però un impianto fotovoltaico e quindi l’impatto è zero”.

A Ginevra presentate Lampo, una sportiva con prestazioni molto elevate. Come è nato questo progetto?
“L’idea di creare un’automobile elettrica con un’accelerazione pari a quelle di una Lamborghini è maturata nel tempo. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito e avuto occasione di lavorare su diversi progetti che vedevano l’auto elettrica come un’auto urbana, piccola e razionale. Abbiamo quindi deciso di dimostrare che questa tecnologia non è limitata ai veicoli urbani e che può arrivare molto più in alto. L’unico modo per dimostrarlo è stato costruirne un esempio che porteremo anche a competere. Un auto che ci permette di dimostrare che con la trasmissione elettrica non solo è possibile raggiungere performance esagerate, ma che lo si può fare con un’elevata efficienza energetica e con una emissione nulla”.

Si tratta di un esercizio di stile?
“No. Non abbiamo creato Lampo per dimostrare che siamo i più bravi. L’idea non è questa è solo che con un’auto come questa il messaggio che viene lanciato è diverso da quello che saremmo riusciti a dare attraverso un’auto più razionale. Anche se, con ogni probabilità, saranno proprio quelle più razionali le prime ad essere messe sul mercato”.

Come vive e affronta la crisi attuale una società abbastanza piccola ma proiettata verso il futuro?
“Ci sono due aspetti contrastanti. Il nostro settore, quello dell’auto elettrica, all’interno del settore automobilistico è forse l’unico ad andare alla grande. Non c’è nessuna casa automobilistica che sta chiudendo l’attività di ricerca e sviluppo nell’auto elettrica, semmai la stanno rafforzando. Il nostro ramo quindi è buono ma è attaccato ad un’industria che sta tirando, in parte, gli ultimi sospiri di vita. Dobbiamo capire se quelle 3, 4 o 5 case automobilistiche per cui lavoriamo saranno quelle che sopravviveranno alla crisi”.

Quindi alla Protoscar la crisi non si sente ancora ma siete in attesa di scoprire cosa vi riserva il futuro.
“Potremmo dire che ‘o la va o la spacca’. Se i nostri clienti sopravvivono noi siamo messi sicuramente bene perché è una tecnologia che verrà introdotta da tutte le case automobilistiche”.

Cosa vi aspettate dal Salone di Ginevra di quest’anno?
“Spero che, grazie al ritorno di comunicazione che i media daranno di  tutto il mondo dei veicolo elettrici e quindi non solo il nostro, i politici che fino ad ora hanno dormito capiscano di dover passare da una politica della mobilità individuale ad una collettiva. Ogni Cantone ha la propria legge sull’imposta di circolazione, abbiamo uno stato centrale che non riesce ad introdurre un bonus/malus a livello di imposta di importazione. Non c’è coordinamento a livello di infrastruttura di ricarica, non ci sono leggi sul CO2”.

Chiedete quindi maggiore intraprendenza da parte del mondo politico anche alla luce di quanto affermava in precedenza sull’importanza della ricerca in questo settore che potrebbe fare da motore per l’intera industria automobilistica.
“Ci vuole gente con un po’ di coraggio che lanci proposte significative. L’Expo 2015 di Milano potrebbe essere sfruttata come rampa di lancio e trasformare il trasporto pubblico in trasporto elettrico. Di conseguenza, visto che i prodotti ci sono e ci saranno sempre più, anche il trasporto privato virerebbe gradualmente verso l’elettrico”.

Qual è il valore della Lampo?
“Difficile dire, si tratta di un pezzo unico ed il suo valore è costituito più che altro dalle ore di lavoro. Potrei dire un milione di euro e sarebbe comunque meno cara di una Bugatti”.

Si può ipotizzare quando questo veicolo andrà in catena di montaggio?
“Più che il veicolo stesso pensiamo che possano andare in catena di montaggio diverse componenti o moduli applicati sulle vetture dei nostri clienti. Noi non siamo costruttori, ci vorrebbero circa 200 milioni di franchi per produrla in serie. Ci accontentiamo che singoli aspetti che abbiamo messo a punto su questa vettura si ritrovino poi nei prodotti di serie dei nostri clienti”.

 

 

Foto apertura: Protoscar SA

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