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PeopleAlimentazione: cnb, diversità culturali e religiose diritto fondamentale

17.03.06 - 17:20
Alimentazione: cnb, diversità culturali e religiose diritto fondamentale

Roma, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Le diversità culturali e religiose tra le persone si vedono anche a tavola. Dunque, in una società multietnica, è giusto rispettare queste differenze, in quanto espressione della cultura e delle tradizioni dell’individuo. Questo, in sintesi, il messaggio contenuto in un nuovo documento approvato oggi dal Comitato nazionale di bioetica, dal titolo: ‘Alimentazione differenziata e interculturalità. Orientamenti bioetici’, e presentato in conferenza stampa a Roma.

“I tabù alimentari - spiega Francesco D’Agostino, presidente del Cnb - non sono atteggiamenti assurdi, irrazionali e primitivi. Ma fanno parte della identità di popoli e individui. Dunque - precisa - rientra in qualche modo nel diritto fondamentale di una persona anche quello di vedersi rispettato come portatore di tradizioni alimentari”. Insomma, i diritti assoluti della persona si rispettano anche a tavola, perchè nelle abitudini alimentari di ciascuno di noi si esprime l’identità personale, culturale e religiosa. Partendo da questa considerazione, il Cnb ha preso in considerazione i luoghi dove più facilmente, oggi, queste tradizioni possono confliggere, cioè la scuola, gli ospedali, le caserme e il carcere. “Negli ospedali - spiega Silvio Ferrari, professore di diritto canononico all’università di Milano e coordinatore del documento presentato a Roma - il problema non è pressante. Come pure nelle mense scolastiche dove spesso, nei contratti di fornitura, sono inserite clausole che prevedono piatti ‘ad hoc’ per i maggiori gruppi culturali e religiosi come gli ebrei e i musulmani. La nota dolente - precisa - è rappresentata dalle carceri. Nonostante ci sia un regolamento che prevede la predisposizione di menù per accontentare tutti, è raramente rispettato”.

Il Cnb sottolinea l’importanza dei mediatori culturali, per avvicinare le minoranze e superare le incomprensioni. “Soprattutto in ambiente ospedaliero dove medici e infermieri devono avere la sensibilità di cercare, ove possibile, approcci diversi in caso di gruppi religiosi e culturali che hanno particolari esigenze”. Il riferimento è ai musulmani che, in periodo di Ramadan, spesso rifiutano anche i farmaci durante il giorno. “Molti non sanno che il Corano fa una eccezione per i malati. E dunque servono i mediatori culturali di cui i pazienti possono fidarsi”.

Ferrari, invece, critica l’atteggiamento oggi ricorrente che vede “la differenziazione alimentare come un pretesto strumentale per sostenere i diversi orientamenti nelle politiche dell’immigrazione. Ma in questo modo si perde di vista l’interesse più importante, quello delle persone”. Il Cnb ha presentato oggi anche un altro documento, dal titolo ‘Bioetica e riabilitazione’, coordinato da Maria Luisa Di Pietro, professore di Bioetica all’università Cattolica di Milano. Qui, gli esperti hanno preso in considerazione gli aspetti della riabilitazione, motoria e funzionale. “La riabilitazione non è solo un fatto tecnico. Perchè abbia successo - conclude D’Agostino - è necessario considerarla come esperienza relazionale tra terapeuta e paziente che mette in gioco non solo le competenze tecniche scientifiche, ma anche un reciproco scambio umano”.

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