Cerca e trova immobili
«L'essenza delle nuvole? Si può catturarla»

CANTONE«L'essenza delle nuvole? Si può catturarla»

05.04.24 - 06:30
Emmanuel De La Paix presenta il suo album "The Physics of Clouds", una descrizioni degli elementi multiformi che circondano l'essere umano
ALEXANDRE ZVEIGER
Emmanuel De La Paix
Emmanuel De La Paix
«L'essenza delle nuvole? Si può catturarla»
Emmanuel De La Paix presenta il suo album "The Physics of Clouds", una descrizioni degli elementi multiformi che circondano l'essere umano

LUGANO - "The Physics of Clouds", il nuovo lavoro sulla lunga distanza del musicista (nonché artista a tutto tondo) Emmanuel De La Paix è, a tutti gli effetti, un album concettuale. Dieci tracce - pubblicate per l'etichetta ticinese indipendente STYB - in grado di raccontare acqua, rocce, vento, onde. Gli elementi materiali e immateriali che circondano l'essere umano e sono da sempre al centro di ciò che l'affascina.

Sei andato alla ricerca di elementi primordiali, puri e semplici, «come quelli della tavola periodica». Come hai deciso di renderli, dal punto di vista sonoro?
«Quest'album è stato costruito cercando di combinare ed estremizzare un po' gli aspetti elettronici tramite, per esempio, le drum machine piuttosto che i synthetizer. In questo ambito la ricerca è stata abbastanza minimalista. Dall'altra parte l'estremizzazione ha riguardato anche gli strumenti acustici: il violoncello, le chitarre suonate con l'archetto, il piano elaborato con i synth. Anche nella composizione lavoro solitamente in maniera minimale: mi concentro su un giro di accordi, su un riff e poi valuto come sviluppare il tutto. Come si fa per esempio nella creazione di colonne sonore, utilizzando due o tre suoni al massimo. Oppure scegliendo di dare più corpo e creare quella che a tutti gli effetti diventerà una canzone, con una struttura canonica».

È un lavoro che, come hai fatto notare, ha una spiccata componente descrittiva, cinematografica: con armonie e melodie costruisci immagini e paesaggi.
«Ho iniziato il mio percorso artistico facendo colonne sonore per divertimento. Avevo delle conoscenze che giravano cortometraggi e quindi una volta che ho finito questi lavori, mi son trovato con abbastanza materiale per esplorare un po' anche da solo quella dimensione multimediale. Ho sempre vissuto la musica un po' come una colonna sonora della mia vita: l'ascolto ogni volta che posso, magari mettendola in cuffia mentre passeggio».

Dove trovi l'ispirazione?
«È stata fondamentale l'esperienza dell'ultimo anno e mezzo, il ritrasferirmi in Ticino da Zurigo e viaggiare, come faccio spesso, nei paesi nordici. Specialmente in Islanda. Diciamo che è venuto naturale legare le mie musiche ai paesaggi che ho vissuto in questo periodo».

Non è un caso, quindi, che questo album abbia trovato proprio in Islanda la forma che ascoltiamo oggi...
«Non è affatto un caso. Ciò che ho sempre apprezzato di quella cultura musicale è il fatto che la vena artistica è plasmata anche dal rapporto dell'essere umano con il proprio ambiente. È una creatività che è apparentemente slegata dai consueti canoni commerciali: le persone suonano per il puro piacere di farlo. Quando io ho iniziato a lavorare con questi professionisti (l'ingegnere del suono è Birgir Jón Birgisson, ndr) ho notato un differente approccio nei confronti della musica: la volontà di valorizzare quelle che sono le proprie idee, la ricerca creativa, la cura del suono. Tralasciando gli schemi che dominano la musica popolare commerciale».

Sostieni che l'essenziale, pur essendo invisibile, è ciò di cui siamo alla disperata ricerca. Come procede la tua, di ricerca?
«Sta andando bene. Il mio obiettivo è esplorare nuovi territori artistici e in questo momento mi ritrovo a collaborare anche con pittori o galleristi che vorrebbero portare al pubblico non solo la mia musica, ma anche la mia "arte fotografica"».

Di che si tratta?
«Un'esperienza multimediale composta da canzoni, da cortometraggi che realizzo piuttosto che dalle fotografie che stampo e che sono quelle che vedete su Instagram».

«Quest'entità invisibile è della stessa materia delle nuvole», spieghi. Si può catturare l'essenza delle nuvole?
«Sì, si può farlo. La sostanza delle nuvole può essere solida, liquida oppure gassosa. C'è la nuvola nel cielo, ma il vapore può essere imprigionato nel ghiaccio, piuttosto che nell'acqua. Rappresenta un po' lo spirito della nostra anima - che, dal mio punto di vista, è qualcosa di intangibile che si può materializzare nelle nostre vite».

In cosa?
«In quello che facciamo, che creiamo. Che sia musica, oppure un'altra forma d'arte. È questa la nostra nuvola personale».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE