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ITALIA«La Storia come antidoto al fascismo»

30.08.23 - 17:00
La Mostra del cinema di Venezia celebra Liliana Cavani con il Leone d'oro alla carriera.
Imago
Fonte ATS ANS
«La Storia come antidoto al fascismo»
La Mostra del cinema di Venezia celebra Liliana Cavani con il Leone d'oro alla carriera.

VENEZIA - Una grande torta al ministero della Cultura a gennaio, un Leone d'oro alla carriera all'apertura della Mostra del cinema di Venezia: per Liliana Cavani, 90 anni, è tempo di celebrazioni.

«Forse si sono accorti che esistevo, in certi settori le donne evidentemente è come se non ci fossero. Un segnale di attenzione? Beh speriamo», dice all'ANSA la regista di Carpi che vinse il concorso alla Rai, ma al posto della carriera di dirigente chiese di poter fare i documentari, opere ancora oggi nella memoria storica e patrimonio della tv pubblica italiana.

Dalla realizzazione dei documentari di inizio anni '60, Storia del Terzo Reich e La donna della resistenza, Cavani trasse ispirazione e materia per Il Portiere di notte, tra i suoi film più famosi, con protagonista quella Charlotte Rampling che questa sera le consegna il Leone d'oro.

«Tutto quel materiale filmato sulla guerra, mesi e mesi in sala di montaggio mi segnarono, furono qualcosa di indimenticabile. E quando sento parlare di ritorno al fascismo penso che la madre degli imbecilli non muore mai, mi stupisco sempre, penso sia dovuto all'ignoranza sui fatti, la storia a scuola va studiata di più e meglio, volendo capire come è andata, ancora ci sono persone che negano, il famoso spiegazionisimo, è una cosa da non crederci, è più facile credere ad un asino che vola, io lo prenderei e lo legherei ad una sedia con gli occhi aperti se no ti pungo, facendogli vedere tutti i filmati autentici».

«La scuola non si è adeguata alla ferocia dei tempi, se non guardiamo alle cose come sono andate facciamo fatica a credere al progresso, e infatti ci sono ancora guerre e gli arsenali sono pieni di bombe atomiche nonostante il disastro di Hiroshima e Nagasaki».

Schiva, anche ruvida, Cavani difficilmente lascia trasparire le emozioni e alla domanda sul Leone quasi arretra: «Il premio è già nel fare questo lavoro, mi piace, da sempre". Racconta di andare al cinema da quando aveva 4 anni grazie ad una madre appassionata, dei film di Bergman visti a Carpi, di "L'oro di Napoli di Vittorio De Sica che se mi chiedessero di salvare un solo film io salverei quel capolavoro eterno».

Un amore che continua a dimostrare ancora portando a Venezia fuori concorso L'ordine del tempo (una produzione Indiana, Vision, Gapbuster con Rai Cinema, in sala dal 31 agosto), scritto con Paolo Costella, che rende storia corale un omonimo saggio filosofico del fisico Carlo Rovelli cui è liberamente ispirato.

In una villa sul mare, in occasione del compleanno di Elsa (Claudia Gerini), il marito Pietro (Alessandro Gassmann) invita gli amici (Edoardo Leo, Ksenia Rappoport, Valentina Cervi, Richard Sammel, Fabrizio Rangione, Francesca Inaudi, Angeliqa Devi), ma l'appuntamento si trasforma in attesa quando la notizia dell'impatto di un asteroide sulla terra sembra farsi molto concreta, un sasso come lo chiama Pietro, che provocherebbe la fine del mondo e inevitabilmente stimola tutti loro a pensare all'essenza della vita.

«Un'esperienza sinfonica - dice Claudia Gerini - con tutti noi come su un'arca di Noè». Un film in cui sono le donne ad emergere rispetto ai personaggi maschili, «donne capaci di affrontare, ragionare, trovare soluzioni possibili. L'intelligenza della donna è importantissima nella storia e tuttavia mai abbastanza raccontata», conclude Cavani.

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