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GIORNICO«Ho tradotto una mia canzone in italiano per poter cantare con i ticinesi»

23.06.23 - 06:30
Per la Festa della musica di Giornico arriva la chansonnière Viola Von Scarpatetti
BLOFELD Communications
«Ho tradotto una mia canzone in italiano per poter cantare con i ticinesi»
Per la Festa della musica di Giornico arriva la chansonnière Viola Von Scarpatetti

GIORNICO - È partita con le canzoni di quando era giovane ed è tornata con un album scritto nei posti più improbabili. Viola Von Scarpatetti, che per tutta la sua gioventù ha vissuto a cavallo tra Basilea, Friborgo e Issirac (in Francia), porterà il 25 giugno il suo "Fais un pont" alla festa della musica di Giornico.

Cresciuta in un milieu circense, Von Scarpatetti è attrice e cantante. Ma solo negli ultimi anni ha cominciato davvero a impegnarsi nel mondo della musica. Impaziente di esibirsi, ha anche tradotto una delle sue canzoni in italiano, così da prendere il pubblico e, per usare le sue parole, portarlo nel suo mondo. Nell'attesa, l'abbiamo intervistata.

Come nasce l'album?

«La canzone "Fais un pont" è stato il mio primo rap quando era adolescente. Vent'anni più tardi, mi sono svegliata una mattina, dopo il lockdown, e ho saputo che avrei dovuto organizzare un tour in Francia con le canzoni che avevo scritto nel corso della mia vita. E durante la tournée ho scritto poi tutti i brani contenuti nell'album. Mi ci mettevo nei bar, dopo i concerti o prima, nel bel mezzo della notte, al mattino. Stavo costantemente scrivendo. A tal punto che mi sono ritrovata a comporre in un laboratorio in cui si preparavano del coulis di pomodoro. Bastava una presa per poter collegare il mio amplificatore».

Riascolta spesso "Fais un pont"?

«Ci ho lavorato talmente tanto che ora non lo ascolto più. Il mio entourage lo ascolta, ma io mi sento quasi infastidita. A volte nei ristoranti mi capita che qualcuno metta il disco, ma mi sento davvero in imbarazzo. Poi sono molto affezionata a "Aucune Parole" perché la Rts e Drf l'hanno inserita nella loro programmazione. Anche se quella che mi piace di più, e che forse è meno conosciuta e non passa in radio, è "Hong Kong", con solo voce e chitarra».

Si è esibita ormai davanti a molti pubblici. Com'è stato vedere le sale riempirsi, rispetto all'inizio?

«All'inizio non c'è nessuna aspettativa. Vai. Ti butti nel vuoto. E vedi se riesci a volare o meno. E quindi per me è stata davvero una gioia essere ascoltata e vedere che il pubblico risponde. Ma ogni giorno il percorso si fa sempre più difficile. Mi dico che vorrei veramente dare tutta me. All'inizio era una cosa molto ingenua, parlavo apertamente delle mie emozioni, senza considerare le critiche. Oggi tendo a riflettere molto di più e questo mi dà molte più aspettative e sento molta più pressione. Poi la vita è un'esperienza, è fatta di tante incontri. Ci sono delle persone che vengono ai miei concerti, che mi parlano subito dopo e questa cosa mi riempie davvero l'anima. Quindi è più difficile, ma anche più bello».

Le sue canzoni appartengono soprattutto al classico repertorio francese. Funzionano ancora?

«La Francia ha un grande amore per la parola e per la canzone. Poi mi capita anche di esibirmi davanti a pubblici più giovani e quello che mi interessa è stabilire una relazione. Faccio molte battute che forse non andrebbero fatte e che non siamo abituati a sentire da una donna di 35 anni. Mi sento talmente tanto leggera sul palco che non ho paura di "perdere la mia corona" o la mia dignità. Ho davvero voglia di condividere il mio vissuto. E diventa un'esperienza personale che va oltre il fatto che canto canzoni molto dolci e romantiche e che possono non essere importanti per tutti».

Qual è la peggior esperienza che potrebbe capitare un artista debuttante?

«Ce ne sono tantissime. Per esempio rimanere bloccata nel traffico e il sound check è tra venti minuti. Oppure che il pubblico ascolti giusto per educazione, non perché nutrono un interesse in quello che sta succedendo sul palco. È vero poi che non si può sapere. Poi sicuramente una delle cose peggiori che può succedere è dimenticare di ringraziare, alla fine del concerto, tutte le persone che hanno contribuito all'organizzazione dell'evento».

È anche attrice, ma come e quando si è avvicinata alla musica?

«Quando ero giovane ero una fan del Grunge, quindi dei Pixies e dei Nirvana. Crescendo a Friborgo ho anche avuto modo di immergermi nella cultura rap e insieme ai miei amici maschi mi sono messa a rappare. Ma ho tenuto per molto tempo queste canzoni solo per me. Ora sto riaprendo questa porta. Poi penso che il cinema e la musica sono due mondi che si stringono la mano e vorrei riuscire a combinarli».

È la prima volta che viene in Ticino?

«Era già successo. Per un piccolo evento privato organizzato sempre a Giornico. Mi ricordo che la sala era piena. Ma ufficialmente è la prima volta che vengo in Ticino».

Ha pensato a qualche sorpresa per il pubblico?

«Sono molto felice di poter cantare davanti al pubblico ticinese. Ho anche tradotto appositamente una mia canzone in italiano con cui aprirò il concerto. Spero di riuscire a fare in modo che le persone capiscano un po' e tendere loro così la mano e portarli nel mio universo. Bisogna anche dire che il mio primo ruolo al cinema, nel film "Hugo Koblet - Pédaleur de charme" che è passato anche dalla Piazza Grande di Locarno, è stato in italiano. Ma intendo allenarmi ancora un po', così da poter parlare in italiano al pubblico».

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