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«È possibile vedere la porta che dà sull'invisibile?»

ASCONA«È possibile vedere la porta che dà sull'invisibile?»

03.04.23 - 08:07
Alejandro Jodorowsky ha chiuso con un incontro aperto al pubblico gli Eventi Letterari del Monte Verità. Ecco com'è andata
TiPress
«È possibile vedere la porta che dà sull'invisibile?»
Alejandro Jodorowsky ha chiuso con un incontro aperto al pubblico gli Eventi Letterari del Monte Verità. Ecco com'è andata

ASCONA - Le luci si spengono. Alejandro Jodorowsky sale sul palco. Si guarda intorno. «No», dice. «Le luci vanno accese. Devo vedere il mio pubblico in volto». Inizia tra le risate l'incontro con lo scrittore, realizzatore e inventore della Psicomagia, che arriva alla fine di una edizione da record degli Eventi Letterari Monte Verità.

La sala è gremita. Nonostante il tutto esaurito, decine di persone si sono messe in fila, sperando e pregando per un posto a sedere. Una seconda, l'auditorium della Fondazione, è stata quindi predisposta per far sì che chi non si era affrettato a comprare i biglietti potesse comunque ascoltare i discorsi, le spiegazioni e gli interrogativi di Jodorowsky.

Ed è proprio con un interrogativo, nato sull'onda del ragionamento su qualcosa di più grande, che il creativo ha aperto la conferenza. «Perché abbiamo cinque dita? Perché abbiamo un pollice? Se posso, mi permetto di spiegarvelo». Ricevuto un "sì" all'unanimità il 94enne cileno e naturalizzato francese - che nonostante il passaporto afferma essere libero da ogni Paese - si è alzato in piedi, ha mostrato la sua mano, il pollice chiuso.

Il pollice, racconta mostrando con quanta fatica si afferrino le cose con solo quattro dita, «è l'unione, ciò che porta insieme». Il pollice è come il divino che porta insieme l'Umano. «Perché queste quattro dita sono Ego, Ego, Ego ed Ego, ma se le porti insieme con il pollice, fanno un gruppo, creano l'Unione».

Il realizzatore di "El Topo" e di "La Montagna Sacra" ha quindi chiesto al moderatore di porgli un'altra domanda, con il sorriso. Poi ha invitato anche il pubblico a chiedere, un pubblico che ha risposto prima timidamente, poi a gran voce. Chi leggendo un passaggio di un libro dello scrittore, chi raccontando un sogno lucido e i suoi limiti, chi ponendo quesiti con il fine ultimo di capire la natura stessa di Jodorowsky, cercando una risposta che stabilisse il confine tra l'umano e il mistico.

La conferenza si è trasformata quindi in un dialogo, in uno spettacolo delle emozioni. In un momento in cui sciogliersi in lacrime o scrivere convulsamente ogni singolo pensiero del filosofo. In un momento di «sincronicità». Perché se qualcuno tossiva, si alzava in piedi, o se qualcosa cadeva, Jodorowsky interrompeva ogni risposta.

Se valga la pena prendersi un'ora per ascoltare Alejandro Jodorowsky? Sì. Non tanto per l'aspetto mistico, né quello creativo. Ma perché la sua voce è pura liberazione creativa. Mentre parla, risponde, si interroga, modella un mondo a sé e che non preclude a nessuno la possibilità di entrarvi. Per citarlo, alla domanda «È possibile vedere la porta che dà sull'invisibile?», Jodorowsky risponde: «Io sono la porta».

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