Polemica a distanza tra il regista e il presidente nella notte degli Oscar
LOS ANGELES - Quasi ogni Oscar ha un momento "politico". Quello di quest'anno è stato gentilmente fornito da Spike Lee quando è salito sul palco per ritirare la statuetta per la miglior sceneggiatura non originale per "BlacKkKlansman".
Il cineasta ha fatto una precisa "dichiarazione di voto" anti-Trump durante il discorso di accettazione del premio: «Mobilitiamoci tutti, andiamo dalla parte giusta della storia. Facciamo la scelta morale tra amore e odio. Facciamo la cosa giusta!». Poi ha rincarato la dose nel corso di una conferenza stampa post-cerimonia. Alla domanda se il suo film abbia cambiato l'America, Lee ha risposto richiamando alla memoria dei presenti i fatti di Charlottesville - dove nel 2017 si tenne una manifestazione di suprematisti bianchi e una contro-manifestante fu investita e uccisa da un estremista di destra. «Il presidente degli Stati Uniti non ha rifiutato, confutato e non ha denunciato il Klan, l'estrema destra e i neonazisti. Questo film resterà a testimonianza che siamo dalla parte giusta della storia».
Be nice if Spike Lee could read his notes, or better yet not have to use notes at all, when doing his racist hit on your President, who has done more for African Americans (Criminal Justice Reform, Lowest Unemployment numbers in History, Tax Cuts,etc.) than almost any other Pres!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 25 febbraio 2019
Parole che non hanno fatto per niente piacere a Donald Trump, che le ha lette come un'offesa personale. L'inquilino della Casa Bianca ha preso in giro Lee per aver letto una serie di appunti e lo ha accusato di aver sferrato un «colpo razzista» al suo presidente e di «aver fatto di più per gli afroamericani (riforma della giustizia criminale, più basso tasso di disoccupazione della storia, sgravi fiscali eccettera) di qualsiasi altro presidente!».