A colloquio con Jack Martin, l'ideatore del progetto
LUGANO - Sei registi, sei modi di guardare a un problema che sta accomunando gran parte dell'umanità: la pandemia di coronavirus.
È nato così "Lockdown '20", film collettivo che trae origine da uno spunto della casa di produzione ticinese Goodfellas Motion Pictures e dal suo creatore, il regista Jack Martin. Con lui siamo entrati più nel dettaglio del progetto, del quale fanno parte in questa prima fase i registi Mirko Aretini, Cajetan Boy, Alessandro Fiorucci, Darwin Reina, Raffaello Sasson e Lorenzo Scalzo.
Come è nata l'idea?
«Io e Alessandro Zaffino abbiamo riflettuto molto su questo blocco, e pensato che in fondo per la creatività non vi sono limiti o impedimenti. Basta anche un cellulare e un film si può realizzare anche a casa. Tutti si sono fermati: noi stessi abbiamo dovuto bloccare le riprese del nostro nuovo lavoro. Ma questo non ci ha abbattuti, anzi: abbiamo subito messo in moto altri progetti».
È qualcosa come il film collettivo che fu girato dopo l'11 settembre da Sean Penn, Ken Loach e altri cineasti?
«Sì, ci è venuto in mente quanto fatto dopo l'11 settembre, ovvero realizzare un progetto collettivo che raggruppasse insieme vari registi di varie nazioni con piccoli corti realizzati durante la quarantena. Così è nato il progetto "Lockdown '20"».
Come è avvenuta la selezione dei partecipanti?
«La scelta dei registi è stata fatta seguendo il nostro percorso tra festival di cinema indipendente e i contatti accumulati negli anni. Possiamo definirlo un progetto in crescita, perché altri registi ne faranno parte. Quelli selezionati fino ad ora vengono da Italia, Kenya, Svezia e Svizzera. Seguiranno Stati Uniti, India, Cina, Inghilterra, poi magari anche altri. Chissà».
Hanno avuto delle indicazioni di durata e tematica oppure è stata data loro piena libertà creativa?
«Non abbiamo voluto mettere tanti paletti, anche perché di restrizioni ce ne sono fin troppe al momento. Abbiamo lasciato libertà di espressione a ogni regista. Unico vincolo è quello di non superare gli 8 minuti di durata».
È in programma l'invio a festival e rassegne (quelli che si terranno, Covid-19 permettendo)?
«Quando il progetto sarà pronto lo presenteremo a vari festival. Qualcuno ha già dimostrato interesse, poi vedremo. Sicuramente è un progetto che potrà ben rappresentare questo periodo che, per forze di cose, entrerà nella storia. Noi come produttori indipendenti abbiamo voluto dare il nostro contributo».