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Come siamo e come pensiamo si riflette sugli altri.
La vita, in generale, funziona da specchio. Quello che facciamo – come riflettiamo, come parliamo, come agiamo e via dicendo – in un modo o nell’altro, ci ritorna. Mi sono posto più volte questa domanda pensando ai giovani: se i giovani mi lasciano indifferente, se i giovani mi irritano, se i giovani mi offrono motivi di fiducia e di speranza per il futuro, cosa significa questo per me? È un dato di fatto che, purtroppo, nell’opinione pubblica il tema giovani non se la passa molto bene.
Diciamo che c’è interesse su questo argomento quasi esclusivamente da parte di coloro che con i giovani hanno direttamente a che fare (vuoi professionalmente, vuoi perché giovani genitori, vuoi perché nonni o zii eccetera). Raramente c’è interesse per i giovani nel senso inteso come investimento per il futuro. Mi chiedo allora: che cosa tradisce questa mancanza di interesse?
Qualcuno – credo fosse Einstein – un giorno si chiese qualcosa del genere: se una scrivania disordinata rappresenta una mente disordinata, che cosa rappresenta una scrivania vuota? Mi provo allora a riformulare: che cosa significa non avere nessun interesse per i giovani e per il loro futuro?