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Valute e Frontiere"Frazione di giorno": ecco la nuova norma che potrebbe mettere in pericolo il frontalierato

31.01.24 - 09:00
 
CambiaValute.ch
"Frazione di giorno": ecco la nuova norma che potrebbe mettere in pericolo il frontalierato

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L'introduzione di un frazionamento giornaliero nella riforma fiscale in discussione in Italia potrebbe peggiorare la situazione dei frontalieri, mettendo a rischio il concetto stesso di frontalierato

Non è certo un periodo tranquillo quello che stanno vivendo i frontalieri, i lavoratori residenti in Italia che quotidianamente si recano a lavorare in Svizzera. Che siano "vecchi frontalieri" oppure "nuovi frontalieri", le novità fiscali e gli accordi che sono stati firmati negli ultimi mesi hanno peggiorato la loro condizione. L'introduzione della "tassa sulla sanità", la doppia tassazione per i nuovi frontalieri e la firma sull'accordo per lo smart working fino a un massimo del 25% (in altri termini un giorno alla settimana), ha reso meno appetibile lo status di frontaliere.

Adesso, la proposta di introdurre la "frazione di giorno", contenuta nella manovra di bilancio italiana, rischia di abolire il concetto stesso di frontalierato.


Frazione di giorno: cosa significa?

È in discussione al Parlamento italiano il collegato n.90 alla riforma fiscale che propone l'introduzione della "frazione di giorno" per stabilire a quale regime fiscale dovrà essere assoggettato un frontaliere.

Il meccanismo è semplice: si calcolano quante ore vengono trascorse durante un'intera giornata in Italia e quante in Svizzera, il frontaliere pagherà le tasse allo Stato in cui trascorre la maggior parte del suo tempo.

Nella pratica, un lavoratore che lavora otto ore e impiega due ore per i viaggi di andata e ritorno tra Italia e Svizzera, trascorrerà dieci ore in Svizzera e le restanti quattordici in Italia, pagherà dunque le tasse in Italia.

Con l'approvazione della norma non avrebbe più importanza dove si lavora e si produce reddito, ma solo quanto tempo si trascorre in uno Stato piuttosto che nell'altro. In questo modo verrebbe abolito il concetto stesso di frontalierato e anche i "vecchi frontalieri", che secondo il nuovo accordo fiscale hanno mantenuto la possibilità di pagare le tasse solo in Svizzera, si potrebbero trovare in difficoltà.

È l’ennesima mossa nei confronti del lavoro frontaliero da parte del Governo italiano che mira a mantenere il più possibile la manodopera in Italia, oltre a voler raccogliere maggiori risorse. Il lavoro frontaliero è però regolato da un accordo firmato da Italia e Svizzera e la norma al vaglio del governo potrebbe violare i termini di quell'accordo.

I bastoni tra le ruote dei frontalieri

Se la proposta di introdurre la "frazione di giorno" venisse approvata, sarebbe solo l'ultimo dei bastoni che il Governo italiano avrebbe infilato tra le ruote dei frontalieri. Negli ultimi mesi sono diverse le regole che hanno modificato in maniera sfavorevole lo status del frontaliere:

    • La firma sul nuovo accordo fiscale comporta per i "nuovi frontalieri, i lavoratori che acquisiscono lo statuto di lavoratore frontaliere a partire dal 17 luglio 2023, una doppia tassazione: la Svizzera tratterrà l’80% delle imposte sul lavoro alla fonte, mentre in Italia verrà pagata l’IRPEF con la detrazione di quanto già pagato in Svizzera.
    • La riduzione del lavoro da casa fino ad un massimo pari al 25% quando la richiesta dei sindacati era del 40%, un solo giorno a settimana per i frontalieri quando in altri Stati ne sono stati concessi due.
    • L'introduzione del pagamento della "tassa sulla sanità" per i vecchi frontalieri, tenuti a pagare una quota alla Regione di residenza che va da un minimo del 3% ad un massimo del 6% dello stipendio netto percepito in Svizzera per compartecipare al Servizio Sanitario Nazionale. E' del 5 gennaio scorso la petizione lanciata su Change.org proprio contro questa tassa.

Questo articolo è stato realizzato da CambiaValute.ch, non fa parte del contenuto redazionale.
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