Ne è convinto un professore australiano "cintura nera" di robotica: «Un'innovazione che sta dalla parte del lavoratore»
MELBOURNE - Si chiama Matilda, ha una formazione nel settore sanitario, ma è fortissima anche nel selezionare il personale, soprattutto i venditori. Non è alta, diciamo circa una quarantina di centimetri ma ha lo sguardo fermo e sa quello che vuole. No, non è una persona (ci mancherebbe) ma un robot costruito dall'Universita La Trobe di Melbourne.
Il suo “papà” è il professor Rajiv Khosla che l'aveva inizialmente pensata come ausilio alle cure. Ma i suoi sensori e la capacità di “leggere” le espressioni facciali sono perfetti per i colloqui di lavoro: Matilda, infatti, ha esaminato per scopi scientifici decine di aspiranti venditori vis-a-vis e via Skype. «I selezionatori umani possono essere influenzati dai loro pregiudizi e preferenze, un robot non ha di questi problemi: è imparziale, sempre. È in grado di percepire la sicurezza e la competenza al di là dei caratteri secondari».
Sarà il futuro? Vista la generale tendenza alla robotizzazione non è affatto escluso, Khosla è convinto che non sia un male anche per l'aspirante lavoratore: «Un errore in fase di assunzione può avere cause gravi anche per la sua salute con sintomi quali stress e ansia che possono sfociare nella depressione».