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SVIZZERABNS, stop ai rialzi: il tasso d'interesse resta invariato

21.09.23 - 09:43
Il tasso guida resta all'1,75% ma non si escludono ulteriori interventi futuri
Depositphotos (diegograndi)
BNS, stop ai rialzi: il tasso d'interesse resta invariato
Il tasso guida resta all'1,75% ma non si escludono ulteriori interventi futuri

BERNA - Dopo cinque rialzi consecutivi la Banca nazionale svizzera (BNS) ha scelto di non toccare i tassi d'interesse.

Il tasso guida BNS resta all’1,75%. La politica monetaria, spiega l'istituto centrale in un comunicato stampa, è stata nettamente inasprita nel corso degli ultimi trimestri allo scopo di contrastare la pressione inflazionistica tuttora presente, anche se nel mese di agosto si è attestata all'1,6%. «Il calo è riconducibile soprattutto al minor rincaro dei beni e servizi importati».

Non si escludono interventi futuri - Al momento, secondo la BNS, «non è da escludere che possa rendersi necessario un suo ulteriore inasprimento per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine». La Banca nazionale osserverà attentamente l’evoluzione dell’inflazione nei prossimi mesi e non esclude eventuali interventi sul mercato dei cambi «al fine di assicurare condizioni monetarie adeguate». Nel contesto attuale sono le vendite di valuta estera ad avere un ruolo prioritario.

Gli averi a vista - Gli averi a vista detenuti dalle banche presso la Banca nazionale continueranno a essere remunerati fino a un determinato limite al tasso guida BNS dell’1,75%, quelli eccedenti tale limite a un tasso di interesse pari all’1,25%. A questi ultimi si applicherà quindi ancora una riduzione di 0,5 punti percentuali rispetto al tasso guida BNS.

Crescita mondiale sempre modesta - Parlando sempre d'inflazione, gli analisti della BNS ritengono che le prospettive di crescita dell’economia mondiale per i prossimi trimestri saranno ancora modeste. «Nel breve periodo è probabile che l’inflazione su scala globale rimanga accentuata. A medio termine dovrebbe però tornare su livelli più moderati, non da ultimo per effetto delle politiche monetarie più restrittive». Rimangono però grandi elementi di rischio: il primo è l'elevata inflazione, ma si teme un riacutizzarsi della crisi energetica in Europa nel prossimo inverno. «Non è pertanto da escludere un marcato rallentamento dell’economia mondiale».

Crescita svizzera «probabilmente debole» - Questo ultimo segmento del 2023 sarà caratterizzato da una crescita «probabilmente debole». L'effetto frenante è causato dalla «domanda estera contenuta, le perdite di potere d’acquisto dovute all’inflazione e le condizioni di finanziamento più restrittive». Nel complesso il PIL svizzero dovrebbe aumentare quest’anno di circa l’1%. «In questo contesto la disoccupazione registrerà presumibilmente ancora un lieve incremento e il grado di utilizzo delle capacità produttive dovrebbe diminuire leggermente». 

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COMMENTI
 

Ciulindo.47 7 mesi fa su tio
E dalli. Chissà quando gli economisti e i politici di qualsivoglia movimento capiranno che il mito della crescita è una chimera.

nec 7 mesi fa su tio
L’inflazione tornerà a crescere…

Gimmi 7 mesi fa su tio
Speriamo che si siano fermati!

Lux Von Alchemy 7 mesi fa su tio
Vintage methods.. Quando una volta questi sistemi decisi dall’alto delle cattedre dei controllori ed erogatori di moneta corrente, si credeva con vigore che fossero l’unica vis verso il Valhalla. Ma oggi serve una completa ristrutturazione dell’intero sistema economico di un Paese, che dovrebbe poter essere il più possibile autosufficiente: produzione propria di beni di consumo che rispondano alle esigenze di base della popolazione; produzione industriale leggera, di precisione, ed in parte industria pesante (metallurgia) in proprio; sostegno al 100% per l’acquisto della prima casa a tassi ridotti (max 1.5%); sostegno alla ricerca e sviluppo di ulteriori produzioni proprie utili al Paese; import-export controllato (prima si compra a casa propria); ricerca di un accordo per un fixing con monete di paesi stranieri che NON sia in balia degli “umori” di investitori—speculatori (BNS inclusa) che ogni giorno creano alti e bassi sulle valute; blocchi sui prezzi di materie prime e sulla vendita allo scoperto di azioni in borsa. Questo ed altro sulla medesima linea crea stabilità, non l’aumentare i tassi d’interesse (quasi triplicati quest’anno) quando tutt’attorno si patiscono tutti gli effetti negativi di quanto sopra esposto quale possibile strategia risolutiva. Tutto costa di più, quindi aumentiamo il costo del denaro?
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